Alla data del 31 dicembre 1949, nella provincia di Cuneo sono censiti 64 profughi giuliano-dalmati. Le carte che consentono di registrare e documentare la loro presenza sul territorio si trovano all'interno del fondo della Prefettura, conservato presso l' Archivio di Stato di Cuneo. Si tratta di elenchi nominativi compilati direttamente dalla Prefettura, nell'ambito dei procedimenti messi in atto per l'accertamento e il conseguente rilascio della qualifica di profugo, necessaria per poter godere delle pratiche assistenziali che, oltre ai giuliano-dalmati, coinvolgono anche i profughi giunti sul territorio cuneese dalle vicine zone di Tenda e Briga, passate sotto la sovranità francese dopo la firma del Trattato di Parigi e il cui numero, relativamente alla zona considerata, appare decisamente più rilevante.
I documenti riguardanti i giuliano-dalmati, pur non permettendo di risalire agli eventuali legami di parentela esistenti tra i profughi in oggetto e all'esatto luogo della loro sistemazione, consentono però di individuarne sesso, località di provenienza e data di arrivo. 64 persone (45 uomini e 19 donne) le cui vicende, seppure calate in un contesto di dimensioni ridotte, sembrano essere rappresentative di quanto accade su scala nazionale. Infatti nel cuneese sono presenti i diversi volti dell'esodo: la Dalmazia (13 persone, 9 da Zara e 4 da Arbe), Fiume (13 persone), e l'Istria, dove spicca la colonia di polesani che, con 20 presenze, rappresentano il nucleo più consistente, seguito dai profughi originari di Dignano (9 individui), Rovigno (2 presenze), Parenzo, Montona, Pinguente, Gimino, Albona, Capodistria e Pirano. Località, queste ultime, dalle quali arrivano in totale 7 persone. Secondo i dati contenuti negli elenchi nominativi, tra il 1943 e il 1944, sono presenti nell'intera area della provincia di Cuneo 13 profughi: il nucleo più rappresentativo è originario della Dalmazia (3 da Arbe e 6 da Zara), seguito da singoli individui arrivati da Gimino, Montona, Pinguente e Pola. Nel 1945 si registra l'arrivo di altri tre profughi (due da Pola e uno da Fiume), il cui afflusso aumenta gradualmente a partire dal 1946, come dimostrano i 9 nuovi arrivi così suddivisi: 5 da Fiume, 3 da Dignano e 1 da Albona. E' però a partire dal periodo immediatamente successivo alla firma del Trattato di Pace di Parigi che si registra un notevole incremento delle presenze: tra il 1947 e i primi mesi del 1948 arrivano infatti 34 persone, la gran parte delle quali, quasi a voler seguire la scia delle partenze e le dinamiche generali che accompagnano l'esodo, provengono da Pola e dalle zone limitrofe (16 da Pola, 5 da Dignano, 2 da Rovigno, cui seguono 6 fiumani, un capodistriano, un parenzano, due zaratini e una donna di Arbe). Gli ultimi arrivi di cui si ha notizia si registrano nel 1949, quando fanno la loro comparsa sul territorio cuneese 4 profughi provenienti da Pola, Fiume, Zara e Pirano. La documentazione del fondo della Prefettura di Cuneo presenta purtroppo, dal punto di vista temporale, importanti lacune, tali da ridurre al minimo le riflessioni circa un eventuale aumento dei giuliano-dalmati sul territorio in oggetto dopo il 31 dicembre del 1949. I soli dati su cui riflettere restano dunque quelli elaborati da Amedeo Colella, che nel corso delle sue rilevazioni statistiche ha individuato nel cuneese 340 profughi. Si tratta di una cifra non direttamente riscontrabile dalle carte, la cui lettura lascia comunque aperto uno spiraglio sulla possibilità di un incremento delle presenze, anche in virtù della sensibile ripresa dei flussi provenienti dalla Zona B in seguito alla firma del Memorandum di Londra. A tale proposito si veda un telegramma del 1954 con il quale il Ministero degli Interni informa il prefetto di Cuneo che "stante il crescente afflusso dei profughi dalla zona B del Territorio Libero di Trieste" e a causa "dell'impossibilità della loro sistemazione alloggiativa in Trieste e nelle province venete", si rende "assolutamente necessario reperire con tutta urgenza in codesto capoluogo o nell'ambito della provincia, locali idonei alla sistemazione di 200 profughi", vale a dire circa "60 nuclei familiari di tre o quattro persone ciascuno"[ASCn, Fondo Prefettura]. In seguito a tale comunicazione il prefetto invia ai sindaci di tutti i comuni della provincia un telegramma con il quale li prega di comunicare alla Prefettura "il numero di alloggi di proprietà privata disponibili in ogni comune", specificando per ognuno "le capacità ricettive e le condizioni di affitto" [ASCn, Fondo Prefettura]. Molti comuni rispondono negativamente, mentre dichiarano la propria disponibilità Bra, Saluzzo, Alba e Dronero dove alcuni cittadini metteranno a disposizione dei profughi dalla Zona B degli appartamenti privati sotto forma di "contratti di locazione", la cui durata" non dovrà superare il periodo di un anno" [ASCn, Fondo Prefettura]. Qualche giorno più tardi il ministero autorizza la Prefettura "a condurre trattative con i proprietari degli appartamenti, per giungere nel più breve tempo alla stipulazione dei relativi contratti, in modo che il Ministero possa destinarli nel più breve tempo possibile alle famiglie giuliane"[ASCn, Fondo Prefettura]. Sulla base di questa documentazione, è dunque possibile ipotizzare il verificarsi verso le terre cuneesi di un nuovo flusso di profughi, la cui portata è però difficile da quantificare.