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Introduzione

Il 20 agosto 1945 il presidente dell'Ente Nazionale Assistenza ai Profughi invia al sindaco di Torino una relazione circa l'attività svolta dall'istituzione dal 15 marzo 1944, anno della sua costituzione, al 30 luglio 1945. Il documento rappresenta un'esaustiva fotografia della situazione cittadina. Secondo quanto affermato dal presidente, a Torino e provincia transitano nel periodo sopra indicato "oltre 20.000 profughi", per un totale di circa "6.000 nuclei familiari" , la gran parte dei quali provenienti dal territorio italiano: 1.263 dalla Sicilia, 947 dalla Toscana, 561 dalla Liguria, 519 dal Lazio, 529 dalla Campania, 441 dalla Puglia, 387 dalla Calabria, 183 dall'Emilia-Romagna, 158 dall'Abruzzo, 114 dalla Sardegna, 43 dalle Marche, 30 dall'Umbria 30, 25 dal Piemonte, 19 dalla Lucania e 5 dal Veneto. Altri nuclei familiari provengono invece dalla Francia (914), dalla Germania (67) dalla Dalmazia (54) e da non ben precisati "territori esteri" (51). [ASCT, Fondo ECA]

Dopo aver fornito una panoramica sul numero dei profughi giunti in città, la relazione analizza l'attività assistenziale che ha supportato la loro presenza sul territorio torinese. Assistenza di cui si occupa in primo grado "il Comune di Torino a mezzo dell'Ente Comunale di Assistenza", che distribuisce ai profughi "vitto, buoni per le mense comunali" e svariati generi alimentari come dimostrano, ad esempio, "i 34,70 quintali di riso, i 12,60 quintali di cioccolato e 1.000 vasetti di malto." [ASCT, Fondo ECA]

Gli interventi assistenziali non si limitano soltanto alla distribuzione di generi alimentari, ma sembrano abbracciare una sfera più ampia, che va dalla concessione di un sussidio in denaro (nella misura di "200 lire al capo famiglia, 100 lire alla moglie e 50 lire a ogni figlio o persona a carico" [ASCT, Fondo ECA]) alla consegna gratuita di indumenti, la gran parte dei quali costituita - come si legge nel documento - da "abiti da uomo e donna, pantaloni, camicie e maglieria da uomo, scarpe per uomo, donna e bambini." [ASCT, Fondo ECA]

L' assistenza alloggiativa e sanitaria è invece affidata direttamente all'Ente Nazionale Assistenza Profughi, che ha provveduto alla sistemazione di "234 famiglie in altrettanti alloggi" e alla creazione di "un apposito gabinetto sanitario" con sede presso l'Ufficio provinciale dell'ente. Una struttura "diretta da un medico e da un'infermiera", entrambi profughi, che quotidianamente "visita decine di profughi" fornisce loro, gratuitamente, i medicinali di cui necessitano e si occupa - relativamente ai casi più urgenti - del "ricovero negli ospedali cittadini". [ASCT, Fondo ECA]

All'Ufficio provinciale dell'ente è inoltre affidata l'assistenza scolastica dei profughi. In proposito viene istituito un apposito ufficio, al cui interno "una professoressa profuga, è incaricata di dare ripetizioni agli studenti per prepararli alle sessioni di esame e di curare le pratiche riferentesi al loro studio." [ASCT, Fondo ECA] L' Ufficio provinciale provvede inoltre al pagamento delle imposte scolastiche e all'acquisto dei libri per gli studenti "delle famiglie più indigenti". [ASCT, Fondo ECA]

Gli altri due punti sui quali l'Ente Nazionale Assistenza ai Profughi concentra la propria attività riguardano l'inserimento lavorativo dei profughi e il loro rimpatrio nelle regioni di origine. Relativamente alla prima voce, la relazione del presidente segnala come "molti profughi" siano stati assunti "specialmente presso la Manifattura Tabacchi, la Fiat, la Stipel e altre ditte minori" [ASCT, Fondo ECA]. Pur continuando "a curare le forme di assistenza", l'attività dell'ente "si è prevalentemente rivolta al rimpatrio dei profughi": in tal senso sono stati approntati sui vari convogli percorrenti la linea ferroviaria Torino-Genova , "due vagoni per complessivi 120 posti" da riservare ai profughi. Una volta giunti nel capoluogo ligure, i profughi confluiscono "in un apposito centro" che mediante l'utilizzo di "auto-colonne" messe a disposizione dal Vaticano, provvede "a trasportarli a Livorno", da dove "riprendono, in treno, il viaggio per la loro destinazione" [ASCT, Fondo ECA]. Un sistema i cui meccanismi sembrano essere perfettamente oliati se è vero - come si legge nella parte conclusiva della relazione - che "sono già rientrati ai propri comuni di residenza oltre 6.000 profughi", mentre "un altro numero imprecisato, ma rilevante, ha fatto ritorno ai propri paesi approfittando di mezzi di fortuna senza segnalare la loro partenza a questo ufficio." [ASCT, Fondo ECA]

Secondo i dati ufficiali contenuti nell'Annuario Statistico della Città di Torino alla data del 31 dicembre 1946 sono censiti nel capoluogo piemontese 343 cittadini provenienti dai territori della Venezia Giulia e della Dalmazia: 109 da Fiume, 86 da Pola, 10 Zara, 110 da Trieste e 28 da Gorizia. Una cifra che, come prima conseguenza dell'esodo, è destinata ad aumentare radicalmente nei mesi successivi. Il primo consistente nucleo di esuli, 100 persone, arriva alla stazione di Torino Porta Nuova la notte del 5 febbraio 1947. Un arrivo cui ne seguiranno altri, come si legge in una lettera inviata dall'Ente Comunale di Assistenza alla Prefettura di Torino, contenente l'elenco nominativo dei 1.150 esuli giuliani arrivati in città alla data del 31 marzo 1947. Un numero che aumenta rapidamente: l'elaborazione dei dati relativi al flusso della popolazione in entrata contenuti negli Annuari Statistici del Comune di Torino, stimano alla data del 31 dicembre 1949, in 2.748 il numero degli esuli presenti in città. Circa dieci anni più tardi, secondo alcune rilevazioni statistiche condotte alla fine degli anni Cinquanta, i giuliani residenti a Torino sono 8.058.

La gran parte di essi troverà ospitalità all'interno del Centro Raccolta Profughi delle Casermette di Borgo San Paolo, luogo simbolico e segno tangibile della loro presenza sul territorio cittadino. Altri troveranno ospitalità all'interno di strutture assistenziali (collegi, colonie o alla Casa della divina provvidenza del Cottolengo), qualcuno non graverà sulle strutture assistenziali sistemandosi da amici o parenti, altri ancora saranno trasferiti nei comuni della provincia di Torino. Oltre al Centro di Raccolta Profughi delle Casermette, sono attive nella provincia di Torino altre strutture, direttamente gestite dall'ECA, all'interno delle quali sono ricoverati i profughi giuliani: le Casermette di Venaria-Altessano, le Casermette di Rivoli e le Casermette di Borgone di Susa. Differente è il discorso relativo alle baracche di corso Polonia, un complesso di abitazioni abusive sorto sulle rive del Po, e agli Alloggiamenti dell'ECA, abitati in gran parte da immigrati meridionali, ma anche da un numero ridotto di famiglie giuliano-dalmate. Nel 1954, in seguito ai benefici previsti dalla legge 137 del 4 marzo 1952 che prevede su scala nazionale l'assegnazione ai profughi, nell'arco di un quadriennio, del 15% dei quartieri di edilizia popolare edificati dagli Istituti Autonomi delle Case Popolari, inizia nel periferico quartiere di Lucento la costruzione del Villaggio di Santa Caterina. Come molte altre città italiane, anche Torino avrà il suo borgo giuliano: un complesso di case, ben visibili ancora oggi, che a partire dal 1955 accolgono le famiglie degli esuli che, gradatamente, lasceranno il centro raccolta profughi delle Casermette e si trasferiranno in abitazioni vere e proprie.

Riferimenti archivistici

 Archivio Storico della Città di Torino, Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1074, Fascicolo 2, Assistenza Post-bellica delegata dallo stato. Corrispondenza, 1945-1947.
 Archivio Storico della Città di Torino, Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1074, Fascicolo 1, Assistenza post-bellica delegata dallo stato: corrispondenza 1943 – 1970

Riferimenti bibliografici

 Città di Torino, Divisione Lavoro e Statistica, Annuario Statistico 1946, Città di Torino, Torino, 1946.
 Città di Torino, Divisione Lavoro e Statistica, Annuario Statistico 1947, Città di Torino, Torino, 1947.
 Città di Torino, Divisione Lavoro e Statistica, Annuario Statistico 1948, Città di Torino, Torino, 1948.
 Città di Torino, Divisione Lavoro e Statistica, Annuario Statistico 1949, Città di Torino, Torino, 1949.
 Colella, L’esodo dalle terre adriatiche. Rilevazioni statistiche, Tipografia Julia, Roma, 1958.
 E. Miletto, Con il mare negli occhi. Storia, luoghi e memorie dell'esodo istriano a Torino, Franco Angeli, Milano, 2005.