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Ex Caserma Umberto I, Fossano

Una lettera inviata il 12 marzo del 1951 da Antonio Miglio, sindaco di Fossano, all’Ufficio Provinciale dell’Assistenza Post Bellica fornisce una precisa fotografia della situazione relativa alla presenza di profughi e sfollati ospitati nella ex Caserma Umberto I, nei cui locali alloggiano "senzatetto, sinistrati e profughi che non riescono a rientrare nelle loro precedenti abitazioni", ai quali si aggiungono "famiglie di indigenti sfrattati e di agenti di custodia trasferiti di recente che non trovano alloggio" [ASCn, Fondo Prefettura]. Il numero complessivo degli occupanti (per i quali, precisa il sindaco, "non è mai stato predisposto lo sgombero" e tra i quali non compaiono profughi giuliano-dalmati), è di 150 persone, alla cui assistenza provvede direttamente l’Ente Comunale di Assistenza.

Testimonianze

Noi non chiedevamo né soldi, né niente. Perché c’era gente che se si fermava nel campo aveva gli ... [Leggi tutto]
Noi non chiedevamo né soldi, né niente. Perché c’era gente che se si fermava nel campo aveva gli stessi diritti di quelli di prima: un tot per famiglia e tutto, ma noi non chiedevamo niente per sbrigare più in fretta. Il bambino aveva diciotto mesi, era il 23 di dicembre e noi dovevamo venire via il più presto possibile. Allora mio marito ha fatto tutte le pratiche con destinazione Savigliano e non chiedevamo niente. Così siamo venuti a Savigliano: il fratello di mio cognato ci ha trovato un alberghetto - che oggi non esiste più - davanti alla stazione ferroviaria e lì siamo stati fino a che è arrivato il vagone. Intanto abbiamo trovato un alloggio, e quando è arrivato il vagone avevamo l’alloggio pronto. Il cognato di mio marito ci ha aiutato tanto, perché era presidente del comitato dei profughi. Neanche qua ci hanno dato niente, ma mio marito ha trovato subito un lavoro - provvisorio - presso un artigiano, così, per farle la contabilità e tutto. E così siamo stati a Savigliano e dopo qualche anno ci hanno dato la casa popolare, nel ’60, a rabbia di qualcuno, perché profughi c’eravamo solo noi, invece c’erano grandi invalidi e meridionali con tanti bambini. Però il sindaco ha chiamato prima di tutti me a scegliere; poi l’invalido ha scelto il pian terreno perché aveva un arto artificiale, quello con tanti bambini nessuno voleva che vada in alto - doveva andare in pian terra - perché aveva tanti bambini che scorrazzavano e tutto, ma a me hanno chiamata per prima, e io mi son scelta - perché quando costruivano andavo sempre a vedere, e ci sono ancora dentro in quella casa, dopo cinquant’anni- il mio piano. Per dire, e la gente era un po’ gelosa, perché quella volta chi sapeva dei profughi? Pochi mi conoscevano - perché io stavo nella zona dove c’era la posta vecchia, e la casa popolare era dove c’era la piazza d’armi -, nessuno mi conosceva per niente.
Maria Man.

Riferimenti archivistici

 Archivio di Stato di Cuneo, Fondo Prefettura, Serie I, Categoria 26, Profughi.

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