Giovanni R.
Arrivati in città i profughi giuliano-dalmati trovano ospitalità all'interno del vecchio palazzo dell'Ente Risi (meglio conosciuto dai vercellesi con la denominazione di Mondariso), un caseggiato a pochi metri dalla stazione ferroviaria, tradizionalmente utilizzato per ospitare le centinaia di mondine che durante la stagione della monda si riversano nelle cascine del vercellese.
Impiegato fino al settembre 1946 per ospitare e prestare soccorso ai reduci della seconda guerra mondiale in transito a Vercelli, il Mondariso diventa, in concomitanza dell'arrivo in città dei primi nuclei di profughi giuliano-dalmati, una struttura destinata ad accoglierli prestando loro soccorso ed assistenza. Operazioni di cui si fa carico la prefettura di Vercelli che, dopo aver richiesto all'Ente Risi (proprietario dello stabile) l'autorizzazione all'utilizzo dei locali, assicurando che gli stessi "saranno restituiti in perfetto ordine" [ASVc, Assistenza: profughi, 1947], si impegna a rendere operativa la struttura disponendone all' interno brande, materiali lettericci, pagliericci e coperte di lana, in gran parte fornite dal Presidio Militare di Vercelli.
Il Mondariso diventa dunque per molti profughi il primo contatto con la realtà vercellese: è infatti in queste camerate, fredde e impersonali, che essi, tra letti a castello, materassi di paglia e coperte sparse, attenderanno il loro destino venendo raccolti, controllati e nutriti, prima di essere smistati nelle loro definitive località di destinazione.