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Casa del Bambino Giuliano e Dalmata, Merletto, Graglia, (BI)

Nel 1947 l'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati intraprende una serie di provvedimenti dedicati ai giovani giuliani, le cui famiglie si trovano a vivere nella precarietà dei centri di raccolta profughi. Il primo passo è quello di costruire collegi e preventori con lo scopo di accogliere, assistere e curare i piccoli giuliano-dalmati. Un'attività iniziata nel 1947 con la creazione nel quartiere romano dell'EUR di un centro in grado di accogliere oltre "150 bambini" [C. Palazzolo - De Bianchi]. Le proporzioni sempre più rilevanti dell'esodo, fanno registrare un rilevante aumento dei bambini giuliani bisognosi di assistenza, rendendo così necessaria la costruzione di nuove strutture in grado di affiancare e supportare l'attività di quella romana. Grazie all'intervento del Ministero dell'Interno e di quello della Pubblica Istruzione, l'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati, riesce così a realizzare, in varie parti del paese, nuovi complessi destinati non solo a seguire i piccoli ospiti sul versante scolastico ed educativo, ma anche su quello curativo e sanitario. Uno di essi sorge in una villa ottocentesca nella frazione Merletto, a Graglia, comune poco distante da Biella, alle pendici delle prealpi occidentali biellesi. Con la denominazione di Casa del bambino giuliano e dalmata, la struttura, "in grado di ospitare circa sessanta bambini" [Opera Assistenza Giuliano e Dalmati, 1950], inizia la propria attività nel 1949, ovvero subito dopo che l'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati, ne rivela la gestione dall'Opera orfani di guerra, proprietaria dello stabile fin dal 1947. Affidata alla sapiente direzione di Corinna Escher, la Casa del bambino profugo può contare sull'appoggio degli ambienti politici, religiosi ed industriali, che non fanno mai mancare il loro supporto alle attività dell'istituto. Di assoluto rilievo appare la figura di Guglielmo Reiss Romoli, presidente della società telefonica STIPEL e successore di Oscar Sinigallia alla guida dell'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati, che diventa un prezioso punto di riferimento per il funzionamento del collegio dove passano, tra il 1949 e il 1969, anno della definitiva chiusura, circa 600 bambini ai quali viene impartita l'istruzione elementare. E' infine opportuno ricordare come la struttura non limiti il proprio intervento al solo intervento scolastico: infatti durante le vacanze estive, quando gli ospiti ritornano dalle loro famiglie, la Casa del bambino giuliano e dalmata si trasforma in una colonia montana, riservata alle vacanze delle bambine giuliane.

Testimonianze

Io sono arrivata a Torino, poi sono andata in collegio a Graglia, a Merletto di Graglia, che ... [Leggi tutto]
Io sono arrivata a Torino, poi sono andata in collegio a Graglia, a Merletto di Graglia, che c’erano tutti maschietti. E io perché sono andata? Perché mi sono ammalata di TBC ossea, al ginocchio destro. Allora avevo bisogno di andare a scuola, ma di essere anche tranquilla: i maschietti andavano per fatti loro, io ero femminuccia e stavo con le insegnanti. E a Graglia c’era una direttrice, una certa [H. Corinne]. [Poi c’era anche] Reiss Romoli che era un beneficiario di questo collegio. Non era un uomo grande, era un uomo piuttosto piccoletto e non di una bellezza... Molto buono guardi... Un giorno è venuto a trovare sta donna, e ricordo che aveva portato per tutti arance e cachi - perché eravamo nel periodo invernale, autunnale - e io ho visto questo uomo con una gamba rigida, che camminava male con la gamba di legno - legna ortopedica - e l’ho preso un po’ in giro. Si vede che le ho fatto tenerezza, e le ha detto alla [H.]: chi è questa ragazzina che è qui? Ma sai, si è ammalata di TBC ossea: prima l’ha avuta polmonare e l’abbiamo dovuta mandare al mare, adesso ce l’abbiamo qui, perché se no cammina troppo, si stanca... E ha cominciato a portarmi fuori con loro: a portarmi a Biella, a portarmi a Oropa, tutto il sabato e domenica, nelle ore che questa donna aveva i suoi permessi e i turni di riposo. E per me - per quell’anno - era diventata una cosa di routine. E l’anno dopo mi ritrovo a Roma come normale collegiale, e mi mancavano queste mie passeggiate, e scrissi una lettera: o mi veniva a prendere da Roma, oppure scappavo! Forse gli ho fatto tanta pena, l’ho intenerito tanto, che è diventato un collaboratore: ha cominciato a dare i suoi risparmi, [a fare] del bene a noi dalmati, si è affezionato. Nel Natale ci portava le bambole e i regali, a seconda che fossimo ragazze o maschietti, e io ero la sua cocca. Io dovevo sposarmi, e questo uomo mi ha fatto il ricevimento, mi ha fatto il matrimonio al bar Ligure vicino a via Roma [a Torino], ha presente? Ecco, mi ha fatto il rinfresco alla Cicogna - che adesso non so se si chiama ancora così - che è una pasticceria in corso Vittorio Emanuele, quasi vicino al monumento, e poi mi ha fatto il pranzo - me lo ha fatto lui - al Ligure. Abbiamo sempre avuto questo rapporto, fino a che è morto, nel 1965. Lui faceva del bene per tutti i giuliani. Diciamo che io ero la sua cocca, la sua preferita, ero la sua figlia. Lui mi diceva sempre: per me sei mia [figlia]. Io ero riconosciuta anche a livelli alti alla STIPEL, perché poi mia sorella è andata a lavorare alla STIPEL, dalla sera alla mattina. La mamma aveva bisogno e io ho detto: papà Romoli, Edda - mia sorella - ha finito [di studiare], ma bisogna che tu la metti a lavorare. Era il mese di aprile - era stata tanti mesi a casa, si era diplomata l’anno prima - e mi fa: domani mandala. E’ andata a lavorare. [Merletto di Graglia] era un collegio dove c’erano i giuliani. Erano bambini, i maschietti: dalla prima alla quinta e dalla prima media alla terza media c’era. Era gestito...Non era gestito dall’Opera giuliani. Diciamo che questi collegi si chiamavano collegi giuliani e dalmati, ma erano gestiti dallo Stato italiano. Era lo Stato italiano che aveva dato il beneficiario, il denaro per noi ragazzi. Aveva questo nome, però era seguito dallo stato italiano, perché erano loro che ci davano i soldi, il denaro.
Nirvana D.

Riferimenti bibliografici

 Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati, Consuntivo di tre anni, Roma, 1950
 C. Palazzolo De Bianchi, Accoglienza ed assistenza dei profughi in Italia, Centro di documentazione multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana, dalmata, [www.arcipelagoadriatico.it/saggi/palazzolo/palazzintro.html]

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