Maria D.
Anche ad Asti, come nelle altre località della regione (e dell’Italia intera) interessate dall’arrivo dei profughi giuliani, la prima necessità cui far fronte è quella della loro sistemazione, che nel contesto astigiano non avviene all’interno di campi profughi, dal momento che, come affermato dal Prefetto di Asti in un telegramma inviato al Ministero dell’Interno il 18 marzo del 1947, nella provincia "non esistono campi profughi" [ASAt, Fondo Prefettura]. Le uniche strutture ricettive di grandi dimensioni presenti in città sembrano essere le ex caserme, passate sotto la proprietà demaniale, Carlo Alberto, in piazza Cagni, e Colli di Felizzano in corso Alfieri nei cui locali, come rivela un’indagine promossa dal Comune di Asti, trovano ospitalità fino alla prima metà degli anni Cinquanta, famiglie indigenti e bisognose: nel 1954, ad esempio, la Caserma Carlo Alberto ospita "223 famiglie in altrettanti alloggi adattati dal Genio Civile o dal Comune" [ASAt, Fondo Prefettura], mentre sono 42 quelle ricoverate alla Colli di Felizzano. Le informazioni ricavate da un’analisi delle carte d’archivio e dalle testimonianze, non rilevano alcuna presenza all’interno di tali complessi di profughi giuliani che al loro arrivo ad Asti, sembrano trovare ospitalità all’interno di strutture ricettive di altro tipo, come appartamenti o piccole stanze prese in affitto. Si veda, ad esempio, il caso di una famiglia di profughi di Pola, composta dalla madre, vedova, e dalla figlia, che, giunte in città il 10 febbraio 1947 sono ospitate presso una famiglia in un appartamento di via Carducci 3. La stessa sorte sembra essere riservata ad altri profughi giuliani, come dimostrano, ad esempio, le vicende di due sorelle di Pola, arrivate ad Asti nell’aprile del 1947 ed ospitate in via temporanea presso un alloggio in via Cavour 22, e quelle di due nuclei familiari originari di Lussimpicolo (Pola) e di Abbazia (Fiume) che a partire dall’agosto del 1947, data del loro arrivo ad Asti, trovano sistemazione in via Zara 16, in una stanza "completamente vuota, tanto di mobili come di vestiario." [ACAt, Fondo ECA].