L’analisi delle carte conservate all’interno del fondo dell’Ente Comunale di Assistenza di Alessandria, permette di individuare alcune strutture cittadine destinate ad ospitare i profughi giuliano-dalmati. Il primo documento cui fare riferimento è rappresentato da una lettera inviata dal prefetto di Alessandria al sindaco della città e al presidente dell’ECA il 3 giugno 1950 in occasione delle manifestazioni organizzate per la III Giornata del bambino profugo giuliano e dalmata. Alla lettera è allegato l’elenco "dei bambini profughi giuliano e dalmati da zero a dodici anni residenti in Alessandria" [ASAl, Fondo ECA] insieme al loro indirizzo. Si tratta, nel complesso, di 29 bambini (13 maschi e 16 femmine) che abitano "insieme alle loro famiglie" [ASAl, Fondo ECA] alle Casermette di via Acqui 79 (10), alla Ex Casa Littoria (2) di piazzale Turati, negli edifici dell’Ex Distretto Militare (5) di via Milano 19/A, all’Asilo Notturno (2), in via Migliana 5 (1), in via Trotti 18 (1) e presso la Casa ferroviaria di via Carlo Alberto 15 (1) [ASAl, Fondo Ente Comunale di Assistenza].
Alcuni di questi indirizzi compaiono anche all’interno dei fascicoli personali dei profughi giuliano-dalmati cui l’Ente Comunale di Assistenza fornisce un sussidio mensile, un buon numero dei quali, come si legge dalla carte, risiede nel complesso dell’Ex Distretto Militare di via Milano 19/A, avvalorando così l’ipotesi che tale struttura sia adibita ad ospitare parte dei profughi giuliano-dalmati arrivati in città. Quanto appena affermato sembra trovare più di un riscontro anche nelle vicende personali di alcune famiglie, le cui traiettorie possono essere ricostruite attraverso la lettura delle informazioni contenute nei certificati di assistenza rilasciati dall’ECA. E’ il caso, tra i tanti casi analizzati, della famiglia Cernaz, composta dal capofamiglia Domenico, dalla moglie Adele e dalla suocera Maria Pastrovicchio. Originari di Pola, arrivano ad Alessandria il 6 maggio 1947 e, come si legge in una lettera inviata da Maria Pastrovicchio al prefetto di Alessandria il 26 ottobre 1949, si stabiliscono "presso l’Ex Distretto militare di via Milano 19/a" dove vivono in condizioni definite dalla scrivente di "estrema povertà." [ASAl, Fondo ECA] Uno scenario simile a quello che fa da contorno alla situazione vissuta da molti altri profughi, come dimostrano, ad esempio, i casi delle famiglie Valle e Valverit. Il primo nucleo, proveniente da Pola, è composto dal capofamiglia "macellaio disoccupato, e dalla moglie casalinga" e, come si legge nelle pagine di un verbale informativo redatto dal comando dei vigili urbani inviato all’ECA in data 17 gennaio 1948, "si trova in questo comune dal marzo 1947" [ASAl, Fondo ECA], vivendo "con quel poco risparmio guadagnato anni indietro, presso l’Ex Distretto Militare di via Milano 19/a" [ASAl, Fondo ECA]. Anche Amelia Viverit nasce a Pola da dove parte con la sorella Maria il 12 maggio 1947. Arrivata ad Alessandria si stabilisce in una camera non arredata in via Milano 19/A presso l’Ex Distretto Militare dove vive "con quel poco che riesce a guadagnare dal suo lavoro da sarta in casa" [ASAl, Fondo ECA].