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"Presto sarà sgomberato il 'casermone' di via Verdi", «La Stampa», 4 marzo 1966 del 04/03/1966

Sul tavolo del Sindaco, c'è il problema del "casermone" di via Verdi 24. Il Comune l'affitta dal demanio, e l'ECA lo gestisce per ospitare i senza tetto.
"Tutte le abitazioni malsane - ha promesso il prof. Grosso all'inizio del suo mandato - devono scomparire". Lo ha ripetuto i giorni scorsi a «La Stampa». Dopo i baraccamenti di via della Brocca, di corso Regio Parco e via Moncrivello, "cadranno sotto i colpi del piccone anche la caserma di via Verdi e le Casermette di Borgo San Paolo." La questione più urgente riguarda via Verdi, perché il 14 novembre scadrà a concessione del demanio. Il compito di risolvere lo sfollamento dal punto di vista "tecnico" spetta all'assessore, on. Geuna. "Si era pensato in un primo tempo - ci ha dichiarato - alle case che si costruiscono in via Artom e in via Maddalene; ma non si è ancora deciso; vogliamo preparare un programma che tenga conto della situazione economica e morale delle singole famiglie."
Siamo andati a visitare il "casermone", isola di miseria nel cuore della città. Ovunque sfacelo, umidità e sporcizia; esistono solo quattro pattumiere, e i rifiuti vengono gettati nel cortile o accumulati sui balconi. Il vecchio edificio militare ospita, in un desolante disagio, 133 famiglie, per un totale di 575 persone, di cui 190 sono bambini di età inferiore ai 12 anni.
Non esiste il riscaldamento centrale; tutti i servizi, compresi quelli igienici, sono in comune. I bambini, anche nei periodi più freddi dell'anno, trascorrono la giornata sui ballatoi o sulle scale."In casa - dicono le madri - è impossibile tenerli". Le stanze sono buie e fredde. Il 90% dei più piccoli soffre di bronchite cronica, alcuni sono affetti da forme tubercolari. Miseria che stringe il cuore, ma anche contraddizioni che lasciano sconcertati. In parecchie famiglie c'è il televisore. Tutti hanno la radio. Quasi tutti il frigorifero. I bambini sono laceri, ma dalla sera il cortile si trasforma in garage. Si tratta, in maggioranza, di auto di grossa cilindrata che al mattino scompaiono. Appartengono a persone che hanno guadagni ragguardevoli, anche se di origine misteriosa. In alcune famiglie più di uno lavora e il salario è buono. Restano nel "casermone" per non pagare l'affitto di un alloggio decente.
Gli abitanti del "casermone" dovrebbero versare all'ECA una quota cha varia dalle 700 alle 3.500 lire al mese, ma il 50% rifiuta di farlo. Inoltre tutti sperano di acquistare il diritto a un alloggio popolare con precedenza su altri che, pur avendo una situazione economica peggiore, non si adattano ad abitare nelle "baracche". Gli agenti del commissariato Castello dicono: "Forse non è tutta colpa loro se non sanno vivere in altro modo; ma parecchi abitanti di via Verdi, passano metà dell'anno in carcere." Qualche esempio. L. ha moglie e sei figli. Una bimba gli è morta due anni or sono a causa di un incendio sviluppatosi nell'alloggio. Fa l'ambulante. In un angolo dello stanzone, diviso da tende variopinte, c'è la radio (il televisore è stato distrutto dal fuoco). Ai bambini bada il fratello maggiore, che ha 14 anni e ha frequentato soltanto la IV elementare. "Mai nessuno è venuto a cercarmi - dice - e ora debbo fare da balia alle sorelline". Studierebbe volentieri. Quale sarà il suo avvenire se continua a vivere in queste misere condizioni? Una volte nel "casermone" c'era il doposcuola; le maestre si sono rifiutate di insegnare in locali inadeguati a ragazzi troppo inquieti; soltanto le cinque suore dell'asilo interno hanno resistito, e si prendono cura dei più piccini.
Non si sa di quali proventi vivano i B. Apparentemente hanno acquistato i mobili della camera da letto e della camera da pranzo. Ora sono accatastati in poco spazio. La famiglia F., composta dei genitori e dei quattro figli, vive con lo stipendio di un ragazzo che fa l'apprendista. Ma nello stanzone non manca nulla, nemmeno il televisore.
In via Verdi c'è anche la miseria vera e il desiderio di una vita migliore. D. non può più lavorare, è gravemente ammalato. Al mantenimento dei 4 figli provvede la moglie che fa la sguattera in un bar del centro a 60 mila lire al mese. I figli maggiori sono ritardati. Il terzogenito, di 9 anni, è affetto da una malattia della pelle. L'ultimo nato ha un'imperfezione al cuore. Gli M. hanno undici figli, di cui due sposati e quattro in collegio. Campano con 30 mila lire al mese. Sono finiti nel "casermone" perché il padre, ammalato di polmoni per aver lavorato parecchi anni in miniera, non ha più trovato un'occupazione. Il freddo e l'umidità, lo costringono a rimanere spesso a letto; ma egli vorrebbe tornare al lavoro per "portare i figli in un ambiente moralmente sano". Per gente come questa, soprattutto, l'impegno del Sindaco è un atto di giustizia.