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L'arrivo documentato negli archivi

Se la Pontificia Commissione di Assistenza e l'Opera Nazionale Maternità e Infanzia mettono in campo alcune iniziative in favore dei profughi giuliani come, ad esempio, la distribuzione in occasione delle festività (Natale, Pasqua, Epifania) di pacchi dono contenenti "alimenti, indumenti, filati di lana e stoviglie di alluminio per bambini" [ACAt, Fondo ECA] per i figli dei profughi, è comunque l'Ente Comunale di Assistenza ad occuparsi maggiormente dell'attività relativa alla loro assistenza attraverso la corresponsione di un sussidio giornaliero in denaro e la realizzazione di iniziative di altro tipo. Si tratta di attività indirizzate prevalentemente verso la distribuzione di generi alimentari (come dimostra, ad esempio quanto avvenuto nel giugno del 1947, quando l'ECA di Asti ottiene dall'UNRRA un quantitativo di "latte evaporato, miscellanea alimentare, carne e riso" [ACAt, Fondo ECA]da distribuire agli assistiti), di vestiario (il 30 settembre del 1947, l'UNRRA assegna all'ECA di Asti, col compito di provvederne alla distribuzione indumenti usati di provenienza americana per uomini, donne e bambini) e l'organizzazione di iniziative di solidarietà in favore dei profughi giuliani come ad esempio la celebrazione della settimana della bontà nel settembre del 1947 nel corso della quale è distribuito"un adeguato numero di pacchi viveri" [ACAt, Fondo ECA]o, qualche anno più tardi, nel novembre del 1949, la partecipazione alla Giornata del Bambino Profugo Giuliano e Dalmata, manifestazione organizzata su scala nazionale che ad Asti prevede il confezionamento e la distribuzione di "pacchi contenenti cibarie e indumenti a favore dei bambini profughi giuliani e dalmati" [ACAt, Fondo ECA].

L'arrivo dei profughi giuliani sembra non lasciare indifferente la comunità astigiana che attraverso le pagine de «Il Cittadino» e de «Il Popolo Astigiano» - voce della locale democrazia cristiana -, promuovono una sottoscrizione volta a raccogliere fondi in favore dei nuovi arrivati, alla quale partecipano attivamente anche gli studenti delle scuole cittadine di ogni ordine e grado che, dopo aver dato vita per le vie cittadine insieme a operai, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni combattentistiche e sindacati a una "manifestazione di cordoglio" il giorno successivo alla firma del trattato di pace conclusasi con la deposizione di "una corona di alloro al monumento ai caduti" [«Il Cittadino»]; «Il Popolo Astigiano», si adoperano "fattivamente per contribuire ad alleviare le sofferenze dei nostri fratelli giuliani". [«Il Popolo Astigiano»]

Ciononostante in alcuni strati della popolazione astigiana si diffondono sentimenti di indifferenza ed ostilità nei confronti dei profughi giuliani, che sembrano affondare le proprie radici non tanto nella sfera politica, quanto piuttosto nell'identificazione dei profughi come scomodi concorrenti ai pochi posti di lavoro disponibili, aumentando le tensioni e rendendo complessa l'accettazione reciproca in un periodo, il primo dopoguerra, caratterizzato da precarietà, ristrettezze e marginalità. Difficoltà che sembrano destinate a durare a lungo, se è vero che ancora nel 1955, una nota redatta congiuntamente dal Comune, dalla Prefettura, dall'ECA, dalla Commissione diocesana di Assistenza e dall'Unione provinciale di Asti, riunitisi in assemblea per esaminare l'eventuale arrivo in città "di connazionali che intendessero trasferirsi dalla Zona B di Trieste", afferma che ad Asti la situazione si "presenta precaria: visto che non esistono alloggi vuoti nei locali ex caserme e nelle case popolari, e che sono molti i disoccupati, nonostante il funzionamento dei cantieri di lavoro" [ASAt, Fondo Prefettura] .

Con il trascorrere degli anni, il tessuto economico astigiano riuscirà comunque ad assorbire pienamente al proprio interno anche gli esuli giuliani: alcuni troveranno spazio nelle strutture della pubblica amministrazione (una pratica incoraggiata con precise disposizioni dallo stesso Ministero che, fin dal 1946, invita tutti i comuni d'Italia "ad assumere personale [profugo], il cui trattamento economico dovrà essere uniformato a quello stabilito per altri dipendenti"[ASAt, Fondo Prefettura]), nel comparto agricolo e in quello commerciale. Per altri invece si apriranno i cancelli della grande fabbrica (su tutte, l'alimentare Saclà e l'astigiana ammortizzatori Way Assauto), e i reparti e le linee di montaggio diventeranno così il loro luogo di fatica e sudore quotidiano.

Giornali

Articolo di giornale Tra i profughi giuliani, «Il popolo astigiano», 6 marzo 1947 [Leggi l'articolo completo]
Articolo di giornale Sottoscrizione nelle scuole a favore dei profughi di Pola, «Il cittadino», 8 marzo 1947 [Leggi l'articolo completo]

Riferimenti archivistici

 Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio Storico di Gabinetto, Mazzo 67, Assistenza profughi. Ufficio provinciale di Assistenza.
 Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio Storico di Gabinetto, Mazzo 57, Assistenza profughi. Disposizioni.
 Archivio Comunale di Asti (ACAt), Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 10, Attività assistenziale 1949-1950.
 Archivio Comunale di Asti (ACAt), Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 11, Attività assistenziale 1954-1955.
 Archivio Comunale di Asti (ACAt), Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 19/38, Assistenza ai profughi istriani 1947-1948.
 Archivio Comunale di Asti (ACAt), Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 88/50, Distribuzione di indumenti usati di provenienza americana (UNRRA), 1947-1948, 1951.