home I luoghi dell'esodo in Piemonte >Cuneo e provincia

Ex Caserma Leutrum, Caserma Vittorio Emanuele II, Caserma Pastore, Cuneo

Il 29 aprile del 1947 il Ministro dell’Interno Mario Scelba invia a tutti i prefetti delle province italiane un telegramma con il quale richiede di "elevare il vitto ai profughi assistiti nei centri di raccolta profughi" [ASCn, Fondo Prefettura]. Due giorni più tardi, il prefetto di Cuneo informa il Ministro che nella sua provincia "non esistono campi di raccolta profughi". Infatti i giuliano-dalmati arrivati in territorio cuneese sono ospitati all’interno di strutture di altro tipo, costituite principalmente da abitazioni private e vecchi edifici militari, ubicate nei diversi centri della provincia, sulle quali è possibile ricavare informazioni grazie alle carte del Fondo della Prefettura conservate presso l’Archivio di Stato di Cuneo.

Il 3 novembre 1948 il direttore dell’Ufficio Provinciale dell’Assistenza Post-Bellica di Cuneo invia, "su richiesta del superiore Ministero dell’Assistenza Post-Bellica" [ASCn, Fondo Prefettura] un telegramma al sindaco di Cuneo con il quale chiede di indicare gli "edifici pubblici (ex caserme, edifici scolastici, colonie marine, e montane) o privati (alberghi, magazzini, stabilimenti) adibiti ad alloggi collettivi di profughi, sfollati o sinistrati a causa della guerra" [ASCn, Fondo Prefettura]. Qualche giorno più tardi, il 10 novembre, il sindaco risponde comunicando che in città non esistono edifici pubblici adibiti ad ospitare i profughi ad eccezione della Caserma Vittorio Emanuele II, una struttura che nei giorni successivi alla liberazione è stata occupata "da numerose famiglie di senza tetto, sistematisi alla meglio, molte volte con veri mezzi di fortuna." [ASCn, Fondo Prefettura]. Si tratta, secondo i dati presentati dal primo cittadino, di 60 famiglie per un totale di 220 persone. In realtà le carte della Prefettura rivelano l’esistenza di altre due strutture militari in disuso destinate, insieme alla Caserma Vittorio Emanuele II, al ricovero di profughi e sfollati. La più grande è la Caserma Leutrum, di proprietà del demanio ma amministrata direttamente dal Comune, dove alloggiano 371 persone tra le quali si trovano, come si legge in una nota inviata dal sindaco di Cuneo all’Ufficio Provinciale dell’Assistenza Post-Bellica il 14 maggio 1951, "parecchi profughi dalla Valle Roja e profughi giuliani" [ASCn, Fondo Prefettura]. Questi ultimi, secondo i dati contenuti in un documento riepilogativo della situazione degli immobili occupati dai senza tetto nella provincia di Cuneo redatto dal Prefetto il 5 luglio 1951, sono presenti nel numero di 25 unità. All’interno di tale struttura i profughi vivono in condizioni igienico-sanitario molto critiche ben evidenziate da un articolo comparso sulle pagine de «Il subalpino», organo della sezione cuneese del partito liberale che definisce gli alloggiamenti del vecchio complesso militare, "le cui fondamenta poggiano su una zona malsana", come "stanzoni enormi dalle finestre scricchiolanti" all’interno dei quali si percepisce "il disagio degli esseri che vi abitano". Un disagio, continua l’articolo,"che abbiamo notato de visu", le cui cause sono da ricercare in "una cattiva disinfezione per l’estirpamento di certi animaletti innominabili e nella troppa accoglienza data, senza una opportuna visita medica." [«Il subaplpino»]

L’altro edificio cui far riferimento è la Caserma Pastore, di proprietà del Comune, all’interno della quale, come rivela il già citato censimento riepilogativo sulla situazione dei senzatetto nella provincia di Cuneo del 5 luglio 1951, sono ricoverate 43 persone, "di cui nessuna riveste però la qualifica di profugo" [ASCn, Fondo Prefettura].

Giornali

Articolo di giornale 30 alloggi già precettati e 14 in funzione per i profughi di Briga e Tenda, «Il subalpino», 19 febbraio 1947 [Leggi l'articolo completo]

Riferimenti archivistici

 Archivio di Stato di Cuneo, Fondo Prefettura, Serie I, Categoria 26, Profughi.

Contributi lasciati su questo documento