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Luoghi vari, Bra

Le prime presenze di esuli giuliano-dalmati sul territorio braidense si riscontrano a partire dal 1946, quando secondo una nota del sindaco, risiedono nel comune 4 nuclei familiari, per un totale di 6 persone (4 uomini e 2 donne) provenienti da Rovigno d’Istria (2), Fiume (2), Lussimpiccolo (1) e Villa del Nevoso (1) [Archivio Storico Comunale di Bra]. A partire dall’anno successivo il numero dei profughi arrivati in questo angolo di Piemonte aumenta sensibilmente. Un’affermazione che sembra trovare più di una conferma nell’analisi delle carte conservate presso l’Archivio Storico Comunale di Bra, in particolare nella corrispondenza intercorsa tra il primo cittadino e la prefettura di Cuneo. In questo senso appaiono di notevole importanza una serie di carteggi intercorsi tra il comune di Bra e la prefettura di Cuneo, aventi proprio come oggetto “la statistica delle persone affluite in Italia dai territori ceduti ad altri stati in esecuzione del trattato di pace” [Archivio Storico Comunale di Bra]. Il primo documento su cui riflettere è una nota di gabinetto inviata dal prefetto di Cuneo Goria a tutti i centri della provincia di Cuneo il 12 febbraio 1951. Il prefetto invita ogni comune a trasmettere, anno per anno, “gli elenchi nominativi delle persone domiciliate al 10 giugno 1940 nei territori ceduti alla Jugoslavia” che, successivamente a tale data“ si siano trasferiti in ogni comune della provincia”. La risposta del sindaco di Bra non si fa attendere e arriva pochi giorni dopo, il 15 febbraio, attraverso una lettera contenente l’elenco nominativo dei “profughi affluiti in questo comune con provenienza dai territori ceduti alla Jugoslavia in esecuzione del trattato di pace” nel 1947. Secondo i dati contenuti nel documento, nel 1947 sono presenti a Bra 22 profughi giuliano-dalmati (11 uomini e 11 donne) per un totale complessivo di 7 nuclei familiari. Analizzando la provenienza si nota come la comunità più rappresentativa sia costituita dai polesani (13 persone) seguiti dagli individui originari di Sissano (5) e Pisino (2) , cui si aggiungono due dipendenti statali (una professoressa e un tenente dell’esercito) nati in Piemonte (la prima a Bra ed il secondo a Cortanze d’Asti) ma residenti in Istria dove, probabilmente, si trasferiscono per ragioni di lavoro [Archivio Storico Comunale di Bra].

Nel 1948 il numero dei giuliano-dalmati residenti a Bra subisce, come dimostrano i dati diramati dal comune, una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente. Infatti il 13 settembre del 1948 il prefetto Goria invia al sindaco di Bra (e a quelli degli altri comuni del cuneese) una nota di gabinetto richiedendo ad ogni comune“ i dati numerici complessivi di quanti abbiano esercitato il diritto di opzione”. Il 17 settembre il primo cittadino informa il prefetto che nel comune di Bra “hanno presentato dichiarazione di opzione per la cittadinanza italiana complessivamente 15 persone provenienti dalla Venezia Giulia” [Archivio Storico Comunale di Bra]. Si tratta dello stesso numero censito qualche anno dopo, nel 1950, quando in risposta a una richiesta giunta dalla prefettura mirante a stimare il numero complessivo delle “persone domiciliate al 10 giugno 1940 nei territori ceduti ad altri stati in esecuzione del trattato di pace che si siano trasferite successivamente alla data predetta nelle località della provincia”, il sindaco di Bra afferma che nel suo comune sono presenti “15 cittadini provenienti dalla Venezia Giulia, mentre nessuno arriva dalla Grecia e dalla Francia” [Archivio Storico Comunale di Bra]. Gli ultimi arrivi di cui danno notizia i documenti consultati risalgono al periodo compreso tra il 1954 e il 1955, come dimostra una nota redatta il 15 aprile 1955 dal locale Ente Comunale di Assistenza contenete l’elenco degli assistiti cui compete “una maggiorazione del trattamento assistenziale” [Archivio Storico Comunale di Bra]. Tra essi compaiono anche alcuni profughi giuliani (5 persone, per un totale di tre nuclei familiari), la cui presenza a Bra non è riscontrata negli anni precedenti, elemento, quest’ultimo, che lascia ipotizzare come il loro arrivo sia successivo al 1950 ed avvenga proprio tra il 1954 e il 1955, a cavallo quindi della firma del Memorandum di Londra e del secondo, massiccio, flusso di partenze dai territori della Zona B (quattro di essi provengono infatti da Cittanova d’Istria), appena passati sotto la sovranità jugoslava.

Ad occuparsi dell’assistenza dei giuliano-dalmati giunti nell’area braidense è il locale Ente Comunale di Assistenza che, come si legge sulla relazione delle attività del biennio 1947-1948, concentra i propri sforzi a vantaggio “delle classi meno abbienti” il cui numero ammonta a 510 persone tra le quali rientrano, molto probabilmente anche i nuovi arrivati dalla Venezia Giulia. Un’attività, quella dell’ECA, che sembra procedere tra molte difficoltà, soprattutto a causa della “scarsa disponibilità di mezzi”, ma che non impedisce di intraprendere una serie di provvedimenti, i più importanti dei quali sono l’istituzione “di una cucina dei poveri” in grado di fornire giornalmente, da novembre a marzo, “la minestra a circa cinquecento persone per un periodo di 150 giorni” e l’assegnazione “di medicinali e articoli ortopedici agli ammalati iscritti nell'elenco comunale dei poveri” [Archivio Storico Comunale di Bra]. Provvedimenti che, per stessa parola del presidente dell’ECA, non sono sufficienti “a soddisfare le molteplici necessità cui occorrerebbe provvedere per alleviare sensibilmente lo stato di indigenza delle famiglie che si trovano in precarie condizioni economiche” [Archivio Storico Comunale di Bra]. L’ECA si occupa anche dell’elargizione dei sussidi, stanziando un importo complessivo di Lire 625.398, cui si aggiunge anche il contributo di Lire 227.00 dato dall’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Sussidi in denaro di cui beneficiano anche i profughi giuliano dalmati: uomini e donne “muniti del certificato rilasciato dal Comitato per l'esodo di Pola”, che “non dispongono di risorse” e ai quali viene regolarmente concessa l’erogazione di contributi in denaro, come dimostra anche una lettera datata 26 febbraio 1947, con la quale il sindaco di Bra invita la prefettura di Cuneo a disporre al locale ECA “l’anticipazione della somma di Lire 111.000 necessaria al pagamento da parte dell’ECA dei sussidi stessi”. Una prassi che sembra continuare anche negli anni successivi, per lo meno fino al 1950, quando secondo i dati contenuti nel rendiconto finanziario dell’ECA relativo al biennio 1949-1950, l’ente assiste “nei mesi di luglio, agosto e settembre” i profughi giuliani residenti a Bra che si trovano, come si legge nel documento, “nelle condizioni previste per ottenere l'assegnazione del sussidio” [Archivio Storico Comunale di Bra].

Testimonianze

Dopo due anni che eravamo lì alla Madonna dei Fiori, abbiam fatto domanda per le case popolari. E ... [Leggi tutto]
Dopo due anni che eravamo lì alla Madonna dei Fiori, abbiam fatto domanda per le case popolari. E mio marito allora si è messo per conto suo a fare il falegname, lavoravamo tutti e tre perché eravamo assieme io, lui e suo papà e abbiamo risparmiato e allora, un po’ per volta, abbiamo fatto questa casa con la falegnameria a Bra. La casa noi però le abbiamo avute come profughi e mio suocero ha potuto scegliere la casa che voleva, c’erano sei alloggi e lui poteva scegliere il posto che voleva. Questa casa sono a Bra in via Gorizia, proprio dove adesso abbiamo la casa noi. E’ una casa con sei famiglie, una casa bella con il cortile. E poi ci son tante case popolari in via Risorgimento.
Jolanda T.
Bene, bene: qui bene e a Torino anche, ci hanno accolto bene. Abbiamo trovato lavoro subito a Bra e ... [Leggi tutto]
Bene, bene: qui bene e a Torino anche, ci hanno accolto bene. Abbiamo trovato lavoro subito a Bra e ci hanno accolto bene. Poi io mi son messo per conto mio, vendevo i mobili e adesso son quaranta e passa anni che son via, io.
Bepi T.
La Madonna dei Fiori era un santuario, una casa che dentro ci facevano gli esercizi spirituali le ... [Leggi tutto]
La Madonna dei Fiori era un santuario, una casa che dentro ci facevano gli esercizi spirituali le suore, e lì c’era un corridoio lungo con tante camere, e ogni famiglia aveva due camere. Due camerette: una camera da letto e una cucina. Non era come i campi profughi, lì era bello: abbiam messo il tavolo - un cassone per fare il tavolo - il prete ci ha dato una stufetta - perché era inverno, era febbraio - e dopo c’era un corridoio lungo e in fondo c’erano tre bagni. E dopo il prete [ci] ha dato anche un banco da lavorare come falegname, che mio marito e suo padre hanno fatto anche un po’ di mobili. E quando hanno fatto sti mobili.
Jolanda T.
Dopo tre giorni che erano alle Casermette, uno che a Bra ha una falegnameria è venuto a cercare dei ... [Leggi tutto]
Dopo tre giorni che erano alle Casermette, uno che a Bra ha una falegnameria è venuto a cercare dei falegnami, e allora han trovato loro [mio marito e mio suocero] e li ha portati alla Madonna dei Fiori [a Bra]. Noi eravamo solo in pochi, [gli altri] erano di Bra, erano sfollati, di istriani [c’eravamo] solo noi, eravamo due famiglie: noi due e i miei suoceri.
Jolanda T.

Riferimenti archivistici

 Archivio Storico Comunale di Bra, Fondo Opere Pie e Beneficenza, Categoria I, Amministrazione, Assunzione Profughi dalla Venezia Giulia e da Zara, 1946-1952, Classe 6, Volume 13, fascicolo 124.
 Archivio Storico Comunale di Bra, Fondo Opere Pie e Beneficenza, Categoria II, Assistenza post Bellica, 1946-1954, volume 1, classe 4.
 Archivio Storico Comunale di Bra, Fondo Opere Pie e Beneficenza, Categoria II, Profughi di Trieste, 1936-1957, volume 1, classe 4.
 Archivio Storico Comunale di Bra, Fondo Opere Pie e Beneficenza, Categoria XII, Esteri, Volume 1, Profughi Dalmati. Opzione cittadinanza italiana proveniente dalla Jugoslavia. Circolari, Traduzioni decreti, 1936-1971.

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