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Banca dati del Partigianato piemontese

Introduzione

Quanti sono e chi sono i partigiani piemontesi

Nel 1992 gli Istituti piemontesi per la storia della Resistenza (l'Istituto regionale di Torino e gli Istituti provinciali di Asti, Alessandria, Cuneo, Novara e Vercelli) hanno avviato sotto la direzione di Claudio Dellavalle una ricerca che si proponeva di riprendere l'indagine sulla quantificazione del movimento partigiano, terreno fino ad allora scarsamente praticato dalla storiografia resistenziale, se si eccettuano pochi lavori pionieristici su singole formazioni o su aree geografiche ristrette. L'obiettivo era di ricostruire in modo sistematico il profilo quantitativo e sociologico dell'esercito partigiano su scala regionale attraverso l'analisi dei dati dei singoli combattenti (età, provenienza geografica, carriera partigiana, qualifica riconosciuta, arresti, ecc.), analisi che permette ora di affrontare in modo meno approssimativo il nodo cruciale del rapporto tra il movimento partigiano e la società in cui esso operava e di cui era l'espressione. Il risultato finale fu la banca dati del partigianato piemontese, costituita da 91.847 records, che si propone come strumento di riferimento per gli studiosi e più in generale per i cittadini interessati alle vicende della Resistenza. La ricerca si è avvalsa del sostegno finanziario della Regione Piemonte, grazie in particolare alla sensibilità dell'allora assessore alla Cultura Giuseppe Fulcheri, che inserì il progetto di lavoro nel programma generale per le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della liberazione. In quella occasione, conclusa la fase di caricamento dei dati, il lavoro fu oggetto di un convegno organizzato dagli Istituti e dalla Regione, “Partigianato piemontese e società civile”, che si tenne a Torino il 27 e 28 aprile 1995. L'anticipazione di alcuni dati, ancorché provvisori, comparve nel saggio di Claudio Dellavalle, Partigianato piemontese e società civile, «Il Ponte», 51, n. 1, gennaio 1995.

La fonte utilizzata

La documentazione presa in esame è quella prodotta dalla Commissione regionale piemontese per il riconoscimento delle qualifiche partigiane, attiva a Torino tra il 1945 e il 1948 sotto la presidenza del generale Alessandro Trabucchi, istituita con altre dieci Commissioni regionali dal decreto luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 518, al fine di vagliare e definire la posizione dei partigiani. Il decreto stabiliva criteri precisi per la concessione della qualifica di partigiano caduto, combattente, invalido o mutilato, e della qualifica di “patriota” per tutti coloro che “hanno collaborato o contribuito attivamente alla lotta di liberazione, sia militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore di quello previsto, sia prestando costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane” (art. 10). La Commissione piemontese utilizzò, a differenza delle altre, anche un terzo livello, quello di “benemerito” - termine peraltro ripreso dal precedente decreto luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 158 - per riconoscere un elevato numero di persone che avevano svolto un'opera di supporto alle forze combattenti. Sono altresì presenti le pratiche dei non riconosciuti e quelle non accettate. Si deve ricordare inoltre che il decreto legislativo del 6 settembre 1946, n. 93 stabiliva l'equiparazione a tutti gli effetti dei partigiani combattenti ai militari volontari operanti con le unità regolari delle Forze armate nella guerra di liberazione, equiparazione estesa alle donne limitatamente agli effetti economici.
L'area di competenza della Commissione si estendeva sulle sole formazioni partigiane smobilitate in Piemonte: non compaiono quindi i dati relativi alle formazioni della provincia di Novara – circa 13.000 nomi – smobilitate a Milano, e quelli riguardanti le formazioni che operarono a cavallo del confine ligure-piemontese in alcune zone delle province di Cuneo e Alessandria, circa 4.000 uomini smobilitati a Genova.
Tutta la documentazione è conservata a Roma presso l'Ufficio per il riconoscimento delle qualifiche partigiane (Riconpart), dipendente dal ministero della Difesa, che ha fornito una preziosa collaborazione.
Tra la grande massa di documenti conservati è stata individuata sia per la consultabilità che per la quantità delle di informazioni – minore dei fascicoli personali, vincolati, ma maggiore dei registri matricola – la serie delle schede che gli uffici della Commissione avevano compilato a partire dai dati di ogni singola pratica istruita sulla base dei fogli notizia individuali. Tali schede, ordinate alfabeticamente, costituivano lo strumento per risalire dal nome della persona che aveva presentato domanda di riconoscimento ai fascicoli personali conservati nell'archivio di Riconpart. L'intera serie (circa 160.000 pagine) è stata fotocopiata e i dati caricati in una scheda informatica realizzata inizialmente in DB IV, a cura del gruppo di lavoro composto dai ricercatori degli Istituti piemontesi. Grazie alla collaborazione e alla disponibilità dell'Ufficio storico dello Stato maggiore dell'Esercito è stato possibile utilizzare il lavoro già avviato dall'Ufficio stesso volto a mettere su supporto informatico i nomi dei partigiani combattenti. Il file dei dati relativi al Piemonte è stato convertito in un formato compatibile e utilizzato per compiere verifiche e confronti per circa metà delle schede.
Le informazioni fornite dalle schede possono essere raggruppate in quattro gruppi:
1. dati biografici (dati anagrafici, nome di battaglia, luogo e indirizzo di residenza, titolo di studio, professione)
2. esperienza militare (nelle forze armate prima dell'8 settembre; nelle varie forze della Rsi o tedesche dopo l'8 settembre)
3. carriera partigiana (passaggi tra diverse formazioni - fino a tre formazioni diverse - periodi, gradi e funzioni ricoperte, ferimenti, dati relativi prigionia o deportazione, decorazioni e, per i caduti, i dati relativi alla morte)
4. qualifica attribuita dalla Commissione.
La scheda di caricamento predisposta per l'informatizzazione è stata elaborata e testata su un primo campione, e definitivamente costruita su 73 campi, che hanno tenuto conto di tutte le variabili presenti nella scheda cartacea originaria. Il lavoro di immissione dei dati si è limitato nella prima fase a trascrivere le informazioni senza introdurre modifiche, visto l'enorme numero di varianti presenti nelle dizioni di alcuni campi, specialmente quelli relativi a professioni, formazioni militari, località. Questo primo database è stato successivamente trasferito in programma Access.

La banca dati in rete

Grazie al contributo della Compagnia di San Paolo, Carlo Pischedda ha progettato e attuato la messa in rete della banca dati e ne cura la revisione.
L'analisi condotta sul database ha portato ad introdurre nuovi campi di codifica che permettessero di ovviare alle difficoltà di ricerca determinate dalle numerose varianti. L'intervento è stato effettuato esclusivamente sull'uniformazione delle grafie. La struttura del DB in Access è ora complessivamente costituita da 99 campi.
È stata realizzata alla fine del 2004 una interfaccia di accesso facilitato ai dati. Il database è stato dapprima reso disponibile attraverso la rete intranet di Istituto, misurando e monitorando il suo utilizzo, e dalla fine di maggio 2005 è pubblica su Internet all'indirizzo http://intranet.istoreto.it/partigianato.
La revisione, tuttora in corso, si è concentrata sulla normalizzazione dei dati anagrafici presenti nei campi PROVINCIA DI NASCITA, RESIDENZA, FERIMENTO, CADUTO, SESSO, CITTADINANZA, è stata rivista e riorganizzata la struttura di appartenenza alle forze armate prima del '43 nei campi FFAA, ARMA, REPARTO. Nel 2016 sono state normalizzate anche le occorrenze presenti nel campo PROFESSIONE distiguendo in due nuovi campi CATEGORIA e CLASSE.

Da questa banca dati, integrata con Archos biografie, nel 2016 è stata elaborata la banca dati sul Partigianato meridionale in Piemonte.