Banca dati del Partigianato meridionale

Biografia di Luigi Briganti

 24/04/1924, Lentini (SR), Italia
 05/04/2006, Lentini (SR), Italia

Luigi Briganti nasce a Lentini il 24 aprile 1924 da una famiglia contadina. Avviato agli studi classici presso l’Istituto San Michele di Acireale, riesce a conseguire la maturità poco prima di essere richiamato alle armi nel maggio del 1943 ed essere inviato come recluta al 64° reggimento fanteria di stanza ad Ivrea. Nella confusione che segue alla notizia dell’armistizio dell’8 settembre, insieme ad alcuni compagni scappa con l’idea di unirsi alle truppe sbandate della IV armata dapprima verso Genova, poi verso Cuneo e si trova così ad assistere, insieme ad Ignazio Vian, all’eccidio di Boves, entrando violentemente a contatto con la realtà della guerra partigiana. Briganti, con il nome di battaglia di “Fortunello”, decide allora di arruolarsi nella 19° brigata Garibaldi comandata da Giuseppe Rigola “Rino”. Nel marzo del 1944 è catturato una prima volta in seguito ad un combattimento nei pressi di Casale Monferrato, torturato e condannato a morte è, poi, fortunosamente salvato. Rientrato a pieno ritmo nella lotta partigiana, nel febbraio del 1945 viene nuovamente arrestato e condannato a morte. Sarà salvato grazie ad uno scambio di prigionieri e continuerà la lotta con la 42° brigata “Vittorio Lusani” fino alla liberazione. Rientrato a Lentini, si laurea in Medicina all’Università degli studi di Catania nel 1957, potendo godere dell’appoggio di Enrico Mattei e dei legami di solidarietà che uniscono i partigiani cattolici che a lui fanno capo. Vivamente impegnato nell’opera di testimonianza e trasmissione della memoria, affidata anche ad un testo autobiografico, ha ricevuto diverse onorificenze tra cui la decorazione di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, conferitagli nel 1979 dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, la cittadinanza onoraria di Casale Monferrato (1983) e la medaglia d’oro al valor militare (1959) con la seguente motivazione: “Comandante di distaccamento di una formazione partigiana, dà ripetute vivissime prove di temerarietà ed ardimento, incitando e trascinando i compagni nelle azioni più rischiose. Nel corso di un’azione isolata contro impianti militari delle truppe nazifasciste, compiuta a Casale Monferrato, cade prigioniero in mano nemica. Sottoposto alle più atroci torture nell’intento di ottenere da lui notizie sulla organizzazione delle locali forze partigiane, rifiuta sdegnosamente di fornire la benché minima informazione. Liberato dai suoi compagni, quando già innanzi a lui era stato schierato il plotone di esecuzione, nonostante che le profonde ferite causategli dalle torture non fossero ancora rimarginate, riprende il posto di combattimento con immutato slancio. Ancora convalescente, evita con atto di suprema generosità la certa cattura di un ufficiale delle formazioni garibaldine, cedendo a questi il proprio nascondiglio e volontariamente costituendosi alle truppe nazifasciste. Nuovamente sottoposto ad altre più feroci e beffarde torture, dà, ancora una volta, esempio di altissima fedeltà alla causa, opponendo ai barbari aguzzini il suo eroico, doloroso silenzio. Liberato con uno scambio di prigionieri, eppur costretto a camminare su occasionali stampelle, trova tuttavia la forza di partecipare alle operazioni militari svoltesi nelle giornate conclusive della liberazione. Esempio veramente luminoso di assoluta dedizione, tenacia e completo sprezzo della vita”. Presidente onorario dell’ANPI, morirà a Lentini il 5 aprile 2006.

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