Banca dati del Partigianato meridionale

Biografia di Antonio Sparavigna

 07/02/1920, Atripalda (AV), Italia
 28/10/1944, Cervinia (AO), Italia

Antonio Sparavigna, chiamato in famiglia Nino, è figlio di seconde nozze di un capostazione. Alla sua nascita, due dei fratellastri sono già morti, caduti durante la prima guerra mondiale; un altro, Giovanni Sparavigna, socialista, sarà sorvegliato durante il regime fascista. La famiglia, di estrazione piccolo borghese, permette a Nino di coltivare alcune passioni (collezionismo, sport, violino) e di studiare, e il ragazzo cresce partecipando con regolarità alle attività previste dal fascismo per la gioventù italiana. Diplomatosi al liceo classico “Colletta” di Avellino, si iscrive alla facoltà di ingegneria dell’università di Napoli e milita nei GUF. Nel frattempo, si impiega presso l’ispettorato agrario di Avellino e si fidanza con una ragazza del paese d’origine. Nel 1942 viene chiamato alle armi e, dopo un periodo di addestramento a Caserta come sottufficiale e a Salerno alla scuola ufficiali, è inviato a Fossano (CN), per completare la formazione da ufficiale (la scuola di Salerno viene chiusa nei primi mesi del 1943 a causa delle incursioni alleate e del timore di uno sbarco nemico nel Sud Italia). Conseguito il grado di tenente, nell’agosto del 1943 è assegnato al 78° reggimento “Lupi di Toscana”, di stanza a Bergamo; prima di raggiungere la destinazione, trascorre qualche giorno di licenza a casa, rientrando al reparto poco prima dell’annuncio dell’armistizio. L’8 settembre si sbanda e raggiunge Torino, dove vive e lavora il fratello Alfredo, capo telegrafista in prefettura. Dal capoluogo piemontese si sposta a Saint Vincent, in Valle d’Aosta, e viene ospitato dalla famiglia della cognata. Per qualche tempo è incerto sul da farsi – non è in clandestinità, anzi ha regolarmente denunciato la propria residenza nel comune, per ottenere la tessera annonaria – e valuta anche la possibilità di arruolarsi nelle formazioni repubblicane. Nel gennaio 1944 ottiene il congedo illimitato e trova impiego nell’amministrazione pubblica di alcuni piccoli comuni valdostani. Il 30 aprile 1944, invitato a farlo, giura fedeltà alla RSI, ma rifiuta di riprendere il servizio militare attivo. Nell’estate successiva comincia ad avvicinarsi alle formazioni partigiane, e successivamente entra nella 101a brigata Marmore. Partecipa così a operazioni di controllo del territorio e posti di blocco; svolge anche alcune missioni individuali. Il 28 ottobre 1944, viene catturato durante un rastrellamento, perquisito e interrogato. Secondo alcune fonti, tradito da alcuni documenti che gli vengono trovati indosso, viene fucilato a Cervinia quello stesso giorno. Secondo l’Atlante delle stragi, Sparavigna muore mentre cerca di raggiungere la Svizzera, nei pressi del Lago Blu al Breuil di Valtournenche. Nel tardo 1946 la madre e la sorella di Sparavigna hanno riportato le sue spoglie ad Atripalda. La traslazione è stata seguita da una cerimonia pubblica e dall’intitolazione di una piazza del centro irpino. Sarà riconosciuto partigiano combattente caduto.
Note: Inserimento e revisione redazionale della scheda biografica a cura di Barbara Berruti.

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