[I primi tempi] non ci vedevano bene, poi quando che siamo diventati amici insieme ai ragazzi, ai bambini, ci dicevano: vieni ad aiutarmi, vieni ad aiutarmi? E ci pagavano, ci davano un pezzo di burro, delle patate e ci guadagnavamo tutta la giornata. Andavamo a fare le fascine. Mia madre aveva fatto dei guanti con la stoffa, le prendevamo così e le facevamo: che di gasia ne facevi meno, ne facevi quaranta-quarantacinque, mentre di quelle di nocciolo e di castagno ne facevi anche cento al giorno ed erano 300 Lire. Servivano per fare il pane nei forni, perché i forni erano tutti fatti a legna, e ce n’è ancora adesso a Graglia di forni che fanno il pane a legna. E’ il più buono di tutti. Poi andavamo anche a spalare al neve. Ci presentavamo con la pala davanti al comune di Biella per spalare la neve sulla ferrovia che va a Oropa, e fin dove arrivava il trenino andava tutto bene, poi arrivavamo noi quaranta o cinquanta persone e buttavamo via la neve sui fianchi che la rotaia venisse pulita. E c’erano undici chilometri da pulire, che da qui ad arrivare a Oropa ci son quasi undici chilometri, e noi pulivamo tutto finché non arrivavamo in cima. Ci davano da mangiare, perché partivamo alla mattina che erano magari le quattro, e arrivavamo su a mezzogiorno o alla una e mezza a seconda di quanta neve c’era. E poi il comune ci pagava. Avevo quattordici anni quando facevo quel lavoro lì, perché d’estate facevo il bocia dei muratori e d’inverno qui non si lavorava, perché faceva troppo freddo. E chi aveva la vacca va bene, ma quelli che non c’avevano niente andavano a far fascine oppure a prendere le foglie prima che arrivasse al neve, e facevamo cestoni di foglie per fare la scorta alle vacche. E poi c’era la neve anche a Biella e la spalavamo, la spalavamo proprio. C’era un squadra a Biella, però tutti volevamo andare su a Oropa, perché sapevamo che lì si arrivava sopra e c’era il ristorante già caldo e pronto e poi, in più, ci davano più soldi che a Biella. Mio padre appena arrivato qui ha cercato...[E’ andato] a scaricare alla Vandero, che era proprio nella stazione di Biella, che lì c’era un grosso capannone di oltre mille metri quadrati ed era tutto della Vandero. E scaricava carbone. E lì arrivavano i treni da scaricare. Finchè non ha potuto andare a lavorare ai lanifici Rivetti, e da là non si è più mosso, perché qui da muratore non c’era neanche tanto lavoro. Ha iniziato negli anni Cinquantacinque- Sessanta il grande boom dei muratori, se no anche di qui partivano e andavano in Francia come è andato mio nonno quando c’era la crisi qua in Italia: andavano a Grenoble o giù di lì a lavorare.
Ilario B.