A Novara ho incominciato i primi lavori coi rumeni, che era tutta gente che, quasi tutti, facevano i pavimentisti. Facevano i pavimentisti ed io non avendo ancora i quattordici anni, a dodici andavo dietro ai rumeni, portavo il secchio di calcine e le piastrelle, facevo quello che dicevano e gliele avvicinavo. Da dodici [anni] ho fatto un sacco di lavori: dopo i rumeni sono andato a fare il garzone di un imbianchino con le tapparelle in legno, cioè lui era fuori che pitturava ed io dovevo fargliele scendere, adagio adagio, sempre alla stessa altezza. Poi, prima dei quattordici anni sempre, sono andato in una carrozzeria, e lì tutto il giorno dovevo mettere la mano nell’acqua e la carta smeriglio, quella fine del carrozziere, a carteggiare e rendere liscio che poi lui pitturava. E questo mi dava talmente poco che ho fatto quindici giorni di lavoro. Alla fine dei quindici giorni mi chiama, mi da 500 Lire e mi dice: tieni la mancia. E io gli ho detto: e la paga quando me la dà? Questo mi dice: no, non c’è la paga, sei qui che impari! Al compimento dei quattordici anni, me lo ricordo, vado a fare il libretto del lavoro e c’era R. all’ufficio di collocamento, che a Novara questo nome è un’istituzione. Mi dice: cosa vuoi fare? Da ragazzino, con le idee confuse gli dico: meccanico! E mi ha dato subito il lavoro, mi ha detto: vai domani alla Scotti e Brioschi, che era una società consorziata alla General Elettric americana, faceva trasformatori elettrici. Sono andato alla Scotti e Brioschi e ho fatto otto anni, con tutto l’iter: scuola professionale, corsi di formazione che però era sempre la stessa cosa, infatti al quinto anno non studiavo più. Ci davano poi un riconoscimento alla fine del corso di 5.000 Lire ai meritevoli, e mi hanno coinvolto a fare il rappresentante sindacale degli apprendisti, che c’era movimento. Quando siamo entrati avevamo quattordici giorni di ferie, in cinque anni sono diventati trenta! C’era i primi movimenti... Sono stato iscritto quasi subito alla CGIL, perché c’era un grande amico - tutt’ora - che invece che Gesù Cristo aveva la collana con falce e martello. Bravo uomo, bravo, un amico. Mi ha fatto iscrivere alla CGIL come rappresentante dei trenta apprendisti della Scotti e Brioschi, e ne vado orgoglioso perché la prima cosa che abbiamo fatto è stato parlare dei problemi dei giovani. E sono andato con il segretario della FIOM di Novara - che non c’è più, Fortina - a Bologna e lì ho l’onore di poter dire di aver stretto la mano a Di Vittorio, c’era anche lui. Io, naturalmente, tutte le mie richieste le ho dette a Fortina, e lui ha fatto l’intervento sindacale, mentre io ero solo ad assistere per poi dire ai trenta apprendisti del Brioschi le nostre cose. Chiaro che per quei tempi era un successo, perché da quattordici abbiamo portato nel giro di cinque anni a trenta giorni le ferie!
Guerrino B.