L'Archivio della deportazione piemontese (fondo ADP)
Nell'ottobre del 1981 Bruno Vasari, azionista, resistente, deportato politico, alto funzionario Rai e personaggio di spicco all'interno dell'Associazione nazionale ex deportati (Aned), propose al Consiglio regionale del Piemonte una ricerca per la conservazione della memoria della deportazione.
L'Aned nazionale aveva già tentato un'operazione analoga qualche anno prima su progetto dello stesso Vasari. Nel 1969, infatti, egli aveva inviato a Piero Caleffi, allora presidente dell'Associazione, un Promemoriain cui proponeva di intervistare tutti gli ex deportati ancora viventi in Italia che, dai nominativi pubblicati quello stesso anno sulla Gazzetta Ufficiale, si stimava potessero essere 3.800-4.000. L'esito di quel progetto fu un'indagine statistica condotta dalla Doxa, compromesso fra la raccolta di un gran numero di storie individuali e una sintesi statistica di tali storie condotte su un campione rappresentativo della collettività dei reduci. La raccolta, avviata alla fine del 1969 anche con il concorso di altri dirigenti dell'Aned tra i quali Piero Caleffi e Gianfranco Maris si concluse con la pubblicazione del volume Un mondo fuori dal mondo: indagine DOXA fra i reduci dai campi nazisti (Firenze, La nuova Italia, 1971). I risultati di questa prima campagna di interviste non furono del tutto soddisfacenti e risposero solo parzialmente alle intenzioni degli stessi promotori.
Nel 1981, esattamente a 10 anni di distanza dalla conclusione di quella prima esperienza, Vasari e alcuni suoi compagni e compagne ripresero su scala regionale il progetto abbozzato nel Promemoria su citato e avviarono la raccolta di vere e proprie "storie di vita". Le testimonianze infatti non dovevano limitarsi al racconto dell'esperienza concentrazionaria, ma ripercorrere l'intera storia del deportato dalle origini familiari agli anni Ottanta.
All'incontro dell'ottobre 1981, che diede il via alla ricerca, erano presenti: Germano Benzi, presidente del Consiglio regionale e Laura Marchiaro, vicepresidente, Giorgio Agosti, presidente dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, Aldo Agosti, in rappresentanza dell'Università e Bruno Vasari, per l'Aned. Per Vasari era fondamentale che al progetto aderissero istituzioni pubbliche e scientifiche. Il Consiglio regionale, da poco insediato, lo assunse come uno dei punti qualificanti delle attività del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana. La scelta dell'Aned fu coraggiosa poiché in quegli anni né la storia orale né la deportazione riscuotevano molto favore presso gli storici. I testimoni, tutti residenti in Piemonte, vennero individuati sulla base dell’elenco degli ex deportati comparso sulla Gazzetta Ufficiale del 22 maggio del 1968 (riguardante l’indennizzo concesso ai superstiti dei Konzentrationslager, KZ) e sulla base delle domande per il vitalizio avanzate in seguito alla legge del 18 novembre 1980. I deportati che diedero il loro appoggio alla ricerca e accettarono di testimoniare lo fecero allora spesso per la prima volta.
La ricerca fu diretta da Aldo Agosti in collaborazione con Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Federico Cereja, Brunello Mantelli, che coordinarono i lavori da un punto di vista scientifico e che raccolsero essi stessi testimonianze, e con gli Istituti della resistenza di Alessandria, Cuneo, Novara, Vercelli e Aosta. Le interviste furono raccolte da: Mauro Begozzi, Graziella Bonansea, Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Federico Cereja, Filippo Colombara, Lilia Davite, Anna Gasco, Maurizio Gentile, Grazia Giaretto, Daniele Jalla, Alberto Lovatto, Gisa Magenes, Cesare Manganelli, Brunello Mantelli, Laura Matteucci, Adolfo Mignemi, Elena Peano, Enrico Strobino, Sergio Vizio. Gli intervistatori furono preparati con lezioni tenute dagli storici Aldo Agosti, Guido Quazza, Nicola Tranfaglia e dai testimoni Primo Levi, Ferruccio Maruffi, Giuliana Tedeschi e da Bruno Vasari; la traccia del questionario venne discussa in diverse sedi; il convegno Il dovere di testimoniare, che si tenne a Torino nell'ottobre del 1983, aprì a un primo confronto internazionale (Gli atti vennero pubblicati l'anno successivo Il dovere di testimoniare: perchè non vada perduta la memoria dei campi di annientamento della criminale dottrina nazista, Torino, Consiglio Regionale del Piemonte, 1984).
Vennero così raccolte tra il 1982 e il 1985 219 testimonianze a reduci dai campi di concentramento e di sterminio nazisti residenti in Piemonte. Queste interviste, registrate su audiocassette e in segutio trascritte per un totale di circa 10.000 pagine, costituiscono l’Archivio della deportazione piemontese (Archivio Istoreto, fondo Adp).
Una selezione antologica di queste interviste è stata pubblicata nel 1986, a cura di Anna Bravo e Daniele Jalla, con il titolo La vita offesa. Storia e memoria dei Lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti (Angeli, Milano). Lo stesso anno, in stretto collegamento con l'archivio della deportazione piemontese viene edito anche il volume curato da Federico Cereja e da Brunello Mantelli, La deportazione nei campi di sterminio nazisti: studi e testimonianza, Milano, Angeli, 1986.
Ordinamento e valorizzazione
Il Database
Nel 1991 l’Aned depositò l’Archivio della deportazione piemontese all’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto). L'Istituto si impegnava a ordinarlo, valorizzarlo, e metterlo a disposizione dei familiari dei deportati e degli studiosi. Data la particolarità e l’eccezionalità di questo fondo e la difficoltà di consultare la mole della documentazione raccolta, nel 1998 l'Istoreto, in collaborazione con l'Aned, realizzò un database per schedare i dati contenuti nelle interviste in modo da rendere più agevole la consultazione e la selezione dei documenti e poterne individuare il contenuto.
Nel 2001 grazie a un finanziamento della Regione Piemonte, l'Istoreto avviò i procedimenti per la miglior conservazione dei nastri sui cui erano state incise le interviste, ormai a rischio di deterioramento. Si decise di cominciare isolando un corpus omogeneo e più a rischio: le 27 testimonianze femminili. Le audiocassette su cui era stata incisa l'intervista furono riversate su cd-rom audio e le trascrizioni dattiloscritte furono scansionate e salvate su file di testo in modo da garantire una elevata conservabilità nel tempo del materiale e la possibilità di ricerche più sofisticate grazie ai sistemi informatici allora esistenti.
Per integrare e valorizzare le interviste venne condotta una ricerca bibliografica complessa, grazie alla quale è stato possibile rintracciare e segnalare altre testimonianze, edite o inedite e tracciare un profilo biografico di tutte le testimoni. Sono stati così raccolti materiali audio-visivi, scritti di memoria, articoli apparsi su periodici, interviste pubblicate o registrate, iniziative e attività realizzate dalle scuole, anche in collegamento con il Concorso regionale che ogni anno si tiene in Piemonte e tesi di laurea redatte sull'argomento.
Le donne in rete
Nel 2007, a 5 anni dalla conclusione di quel primo lavoro, che aveva prodotto un cd-rom dati e 61 cd-rom sonori si è deciso di aggiornare la bibliografia e le biografie delle deportate (ormai quasi tutte scomparse) e di tradurre in un sistema informatico "aperto" di più facile consultazione e gestione il materiale archiviato nel 2001. È stato quindi utilizzato un programma ad hoc che permette di fare ricerche tramite Internet sulle biografie e sulle bibliografie delle donne piemontesi deportate. Il programma utilizzato per la gestione del fondo e delle biografie è Archos un sistema integrato di catalogazione, archiviazione e ricerca, che opera sulle differenti tipologie di documenti appartenenti ai fondi e alle collezioni dell'archivio dell'Istoreto (http://metarchivi.istoreto.it). La ricerca avviene interrogando i campi per descrittori e per parola chiave.
La banca dati della deportazione piemontese
L'estensione di questo progetto all'interno fondo è stata effettuata grazie a un finanziamento della Compagnia di San Paolo. Tra il 2008 e il 2010 è stata realizzata una ricerca analoga anche per i 189 testimoni di sesso maschile. Si è trattato di creare una copia digitale della registrazione e del testo dattiloscritto e di ogni singola intervista e di avviare una ricerca bibliografica per ricostruire il profili di tutti i testimoni.
La banca dati si è quindi strutturata a partire dalla descrizione archivistica del fondo e si è arricchita in questi anni di nuova ricerca. In essa troverete:
La creazione della banca dati e la digitalizzazione in formato audio e testo dell'intero archivio Adp non hanno solo lo scopo di conservare delle fonti di grande interesse, ma costituiscono uno strumento di ricerca che centralizza un complesso di informazioni e di indicazioni archivistiche prima disperso sul territorio e di difficile reperimento e consentono un uso diretto dei documenti tra loro correlati. Così configurato il lavoro si presenta come un archivio aperto che può essere costantemente incrementato e messo in relazione con esperienze analoghe, pur mantenendo la sua specificità.
Il database è stato realizzato da un gruppo di lavoro composto da: Barbara Berruti, Luciano Boccalatte, Susanna Braccia, Silvia Inaudi, Bruno Maida, Serena Manfredi, Lucio Monaco, Cristian Pecchenino, Carlo Pischedda.
La consultazione della banca dati è libera, mentre per poter accedere alle interviste è necessario recarsi presso la sede del nostro Istituto o richiedere una password a tempo:
Per ottenere un codice di autenticazione è sufficiente scrivere al nostro archivio, indicando il proprio nome e cognome, l'oggetto e le finalità delle ricerche, l'eventuale Istituto di appartenenza e il curriculum.
Si ricorda che la password dà accesso unicamente alla consultazione del fondo, ma è vietato ogni altro utilizzo nel rispetto delle norme dettate dal D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 41, artt. 122-127 e dal Provvedimento del Garante n. 8/P/21 del 14 marzo 2001, richiamato dal D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196.
Ai ricercatori non è consentito divulgare le informazioni personali eventualmente contenute nelle interviste come previsto dalla normativa vigente, in base agli art. 10 e 11 del Codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti di dati personali per scopi storici (pubblicato sulla G.U. n. 80 del 5/4/2001).
Torino, 19 aprile 2010