Qui [a Tortona] hanno aperto il portone per noi, perché era vuoto! Perché i militari non c'erano più. Non c'era niente. Andavamo in fila a prendere il mangiare e poi si cominciava a lavorare. Però; ci davano [un sussidio] di 100 lire al giorno, però; se beccavano che uno lavorava, gli tiravano via la 100 lire, è logico! Noi a pianterreno avevamo un camerone di dieci metri per sei, ed eravamo una famiglia sola. Sopra erano tutti camerini lunghi, e lì erano tutti divisi con le coperte: avevano messo dei pali, e lì dividevano con le coperte. Facevano da mangiare e dormivano, tutto là. Si figuri lei che fortuna hanno avuto che fino al '59, quando l'han chiuso, che non è successo mai niente. Che lì era tutto in promiscuità, capisce? Che poi noi siamo rimasti in tre - da otto siamo rimasti in tre - e ci hanno messo una famiglia dentro [la nostra stanza]. Mi ricordo che un giorno il direttore arriva e dice che questi devono venire a stare con noi. Arrivavano dalla Jugoslavia [Il testimone si riferisce, con tutta probabilità, ai profughi arrivati dalla Venezia-Giulia e dalla Dalmazia.]. Che prima ci han messo un sarto col figlio che a mezzanotte si metteva a cucire: han diviso [la camera], han preso i pali piantati dentro il pavimento, alti due metri, e han diviso con le coperte. Si figuri come si viveva! Poi è andato via il sarto, e sono arrivati due sposini di vent'anni con la bambina. Però; io son stato poco lì, perché son partito militare. [...] Io ho fatto le scuole al campo, c'erano le scuole elementari all'inizio e io ho fatto la prima a dieci anni, d'altronde cosa devo fare?! Poi davano da mangiare, davano cinque chili di legna al giorno per scaldarsi di inverno, ma si figuri, quando accendevi la stufa in un camerone di dieci metri alto sei, dopo mezz'ora il fuoco [non c'era già più]! Poi c'erano i letti tutti in fila, e dopo quindici giorni ti cambiavano la paglia ai materassi. Poi dopo tanti anni sono riusciti - in sette od otto [profughi] - ad aprire una cooperativa nel campo e allora si comprava lì. Poi ci hanno levato la cucina, cioè perché prima ci si metteva in fila per il mangiare. Poi han tolto la cucina e ognuno a casa sua si arrangiava: ci davano quelle 100 lire al giorno e uno si aggiustava, cioè hanno tolto il mangiare e ci davano 100 lire. Però; se uno lo beccavano a lavorare gli levavano le 100 lire.
Luigi B.