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L'arrivo documentato negli archivi

Fin dal febbraio del 1947, data alla quale risalgono i primi consistenti arrivi in città, gli esuli giuliani possono godere dell'aiuto, dell'appoggio e della solidarietà di gran parte della popolazione e delle istituzioni torinesi che, fin da subito, attuano iniziative assistenziali concrete. Sulla banchina degli arrivi presso la stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova, in corrispondenza di quello che per lungo tempo è stato il centro di assistenza della Croce Rossa, viene creato un punto di accoglienza, gestito direttamente dall'Eca, all'interno del quale viene offerto agli esuli giunti in città un pasto caldo. Si mobilità anche il mondo politico, prima tra tutti la giunta comunale che promuove svariate iniziative in favore degli esuli come, ad esempio, l';esenzione dalle tasse scolastiche per tutti gli alunni figli di profughi e la concessione gratuita della mensa e dell'assistenza carto-libraria. Non si dimostrano insensibili nemmeno il mondo industriale e quello del commercio, che fanno sentire la loro vicinanza attraverso consistenti donazioni in denaro raccolte grazie alle sottoscrizioni promosse dalle due principali testate cittadine, «La Stampa» e la «Gazzetta del Popolo». Sottoscrizioni alle quali partecipano anche il mondo della scuola (come dimostrano, ad esempio, le 1.000 lire raccolte dagli studenti dell'Istituto professionale Allievo) e privati cittadini offrendo ai profughi non solo denaro, cibo e generi di prima necessità, ma anche ospitalità all';interno delle proprie abitazioni.

Un'accoglienza a binario doppio, nella quale il calore e la partecipazione convivono con i tratti oscuri dell'esclusione e del pregiudizio, che si traducono in episodi di discriminazione e rifiuto poggianti su preconcetti politici errati, portando alla nascita dello stereotipo istriano - fascista, vero e proprio segno distintivo che, come un marchio indelebile, accompagnerà per anni la traiettoria degli esuli istriani e dal quale essi faticheranno, non poco, ad affrancarsi.

Città simbolo dello sviluppo industriale, Torino esercita su gran parte dei giuliani una forte capacità attrattiva. La grande fabbrica, con il posto fisso e la tranquillità economica, rappresenta ai loro occhi un'occasione di svolta, un'opportunità immediata per raggiungere quella sistemazione definitiva, tanto agognata e mai raggiunta dopo anni di precarietà. I grandi stabilimenti cittadini (prima tra tutti la Fiat, ma non solo) accolgono così tra le loro braccia un gran numero di lavoratori giuliani, le cui dinamiche di assunzione rivelano l'esistenza di un collaudato sistema di mediazione che passa attraverso la figura di don Giuseppe Macario (parroco delle Casermette e, successivamente, del villaggio di Santa Caterina), la cui funzione sembra essere quella di tessere un filo diretto con le aziende, indicando a queste ultime le persone che meglio si prestano ad essere assunte. La fabbrica non si presenta però soltanto come luogo di lavoro, ma diventa con il tempo anche un prezioso spazio nel quale intrecciare rapporti e amicizie. Legami che, coltivati al di fuori dell'ambiente lavorativo mediante la sfera del tempo libero, i cui elementi principali sembrano essere la musica, il ballo, il cinema e lo sport, permettono l'integrazione e il progressivo inserimento dei giuliani nei diversi comparti della realtà cittadina.

Immagini

Gita di bambini profughi organizzata dall'ECA al parco del Valentino, Torino, 1952
Gita di bambini profughi organizzata dall'ECA al parco del Valentino, Torino, 1952
Pranzo di Pasqua dei bambini delle Casermette di Borgo San Paolo organizzato dall'ECA, 1952
Pranzo di Pasqua dei bambini delle Casermette di Borgo San Paolo organizzato dall'ECA, 1952
Pranzo di Natale organizzato dall'ECA in favore degli anziani ospiti della Casermette di Borgo San Paolo, 1952
Pranzo di Natale organizzato dall'ECA in favore degli anziani ospiti della Casermette di Borgo San Paolo, 1952

Giornali

Articolo di giornale Bisogna aiutare i profughi di Pola, «Gazzetta del Popolo», 8 febbraio 1947 [Leggi l'articolo completo]
Articolo di giornale Assistere i giuliani, «Gazzetta del Popolo», 8 febbraio 1947 [Leggi l'articolo completo]
Articolo di giornale L'assistenza del Comune ai profughi di Pola, «La Stampa», 9 febbraio 1947 [Leggi l'articolo completo]

Riferimenti archivistici

 Asct, Fondo Ente Comunale di Assistenza, Cartella 1739, Fascicolo I, Posto di ristoro di Porta Nuova. Corrispondenza varia. 1947-1949.
 Asct, Atti Municipali del Comune di Torino, Provvidenze scolastiche a favore dei figli scolari dei profughi della Venezia-Giulia, seduta 22, 2 aprile 1947.

Riferimenti bibliografici

 E. Miletto, Con il mare negli occhi. Storia, luoghi e memorie dell’esodo istriano a Torino, Franco Angeli, Milano, 2005.
 E. Miletto, La diaspora degli istriani in Italia. Torino: un punto d’arrivo, in R. Marchis (a cura di), Le parole dell’esclusione. Esodanti e rifugiati nell’Europa post-bellica. Il caso istriano, Seb 27, Torino, 2005.
 E. Miletto, L’Istria, l’Italia, il mondo. Storia di un esodo: istriani, fiumani, dalmati a Torino, Istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti", Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia - Comitato di Torino, Torino, 2005.