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Partenze da Pola Agg

L'altra tappa cruciale della prima fase dell'esodo è costituita dalle vicende di Pola, città occupata dalle truppe anglo-americane e dove la presenza della componente italiana appare maggioritaria sul totale complessivo della popolazione cittadina. Un'omogeneità che lascia sperare gli italiani, alimentando in essi una grande fiducia sulle decisioni che dovranno essere prese al tavolo della Conferenza di Pace di Parigi, chiamato a decidere sulla futura assegnazione della città. Si tratta però di speranze fragili, destinate a svanire non appena al tavolo delle trattative si prospetta la cessione alla Jugoslavia della città, il cui destino appare dunque irrimediabilmente segnato. Una decisione accolta come un trauma collettivo dall'intera popolazione italiana che pervasa da incredulità, rabbia e sgomento, si prepara ad abbandonare in massa la città. Un segnale forte, dal grande valore simbolico, attraverso il quale traspare chiaramente la volontà dei polesani di escludere "ogni permanenza nell'ambito dello stato jugoslavo" [L. Ferrari, 1980].

Il grande esodo non è più soltanto una possibilità ventilata, ma si appresta a diventare un fatto imminente e reale con il quale Pola inizia quotidianamente a convivere. Sul versante cronologico le partenze degli italiani, che conservano ancora vivo il ricordo della dura occupazione jugoslava del maggio 1945, si registrano in un arco di tempo compreso tra il dicembre del 1946 e il febbraio del 1947, prima dell'entrata in vigore del Trattato di Parigi e del definitivo passaggio della città alla Jugoslavia previsto per il 15 settembre del 1947. Si può dunque parlare di un esodo preventivo, che porta, in pieno inverno e prima ancora che il governo italiano abbia messo a punto le necessarie operazioni di accoglienza degli esuli, una città intera a svuotarsi quasi del tutto. Con una disposizione del 23 dicembre 1946 riguardante i polesani in grado di "reperire un punto di deposito per le loro masserizie" [L. Ferrari, 1980] e quelli disposti a trasferirsi nelle province di Trento e Bolzano, il Comitato di Liberazione di Pola dichiara infatti ufficialmente aperto l'esodo. Le partenze di massa iniziano però nel gennaio del 1947, e sono segnate dall'incedere lento e costante di due piroscafi a vapore, il Grado e il Pola, che giornalmente, colmi di esuli e di masserizie, solcano le acque dell'Adriatico collegando il porto di Pola con quelli di Trieste e dell'alto Adriatico. Il governo italiano, stimolato dal Comitato di Liberazione Nazionale di Pola mette in moto il proprio apparato organizzativo e, dopo aver stipulato un accordo con il comando alleato, elabora una propria strategia organizzativa che prevede il trasporto degli esuli e delle loro masserizie nei porti di Venezia e di Ancona e, successivamente, il loro smistamento nelle altre province d'Italia. Ad incaricarsi di tale servizio sarà la motonave Toscana, che tra il 3 febbraio e il 20 marzo 1947, data dell'ultimo trasporto, compie dieci viaggi (sette con scalo al porto di Venezia e tre al porto di Ancona) trasportando complessivamente 11.916 persone, con una media di circa 1.180 passeggeri per volta [PCM, Archivio UZC].

Il cuore di Pola sta cessando di battere: resta soltanto uno scenario che si fa ogni giorno più desolante, dove le finestre chiuse della case, le serrande abbassate e gli scaffali vuoti dei negozi, convivono con il passo pesante dei carri che carichi di mobili, valigie e fagotti "vanno verso il porto dall'alba fino a notte" [G. Miglia, 1973].

L'esodo dei polesani, che a partire dal rigido inverno del 1947 va avanti con ritmi incessanti, si conclude pochi giorni prima della ratifica del Trattato di Pace quando, insieme agli Alleati, anche gli impiegati della pubblica amministrazione lasciano la città, da dove partono, complessivamente, 28.137 dei complessivi 32.000 abitanti. Gran parte di essi sono abitanti di Pola, altri, e cioè 3.221 persone decise a intraprendere la tortuosa strada dell'esilio, provengono invece dai territori della Zona B. Oltre che nei numeri relativi alle partenze, l'imponenza dell'esodo da Pola si ritrova anche in alcune cifre contenute in una relazione redatta dal prefetto Mario Micali nell'aprile del 1947, la cui lettura rivela come siano stati distribuiti alla popolazione per l'imballo delle masserizie "oltre 100 metri cubi di legname, 250 chilometri di spago, 100 quintali di tela di canapa e juta, 3.000 balle di paglia e due tonnellate di chiodi". Masserizie che, dopo essere state impacchettate, vengono trasportate via mare ( 117.500 metri cubi) e via terra (19.176 metri cubi).

Occorre infine sottolineare come subito dopo la firma del Trattato di Pace di Parigi la lunga ondata degli esodi intrapresi dalla popolazione italiana coinvolga anche gli altri territori dell'Istria passati sotto la sovranità jugoslava, con la sola eccezione dell'area destinata, insieme a una porzione di Zona A posta sotto il controllo anglo-americano, a convergere nel Territorio Libero di Trieste. Si tratta di un flusso difficilmente ripercorribile nei singoli dettagli dal momento che, a livello locale, presenta dinamiche complesse e variegate i cui effetti, ad esclusione della città di Rovigno, vanno ad incidere su contesti prevalentemente agricoli all'interno dei quali la dominazione jugoslava instaura una situazione che porta, in breve tempo, a uno sgretolamento pressoché totale dell'insieme dei valori tradizionali sui quali fino ad allora avevano poggiato le comunità italiane, nelle quali si possono cogliere meccanismi e dinamiche similari a quelli che hanno spinto molti loro connazionali a partire e che, anche in questo caso, portano attraverso un lungo ed elaborato processo decisionale alla scelta di abbandonare definitivamente la propria terra.

Testimonianze

Profughi da Dignano d’Istria

Io sono stata una delle prime, nel ’48, perché nel ’47 sono partiti gli esuli, quelli con la nave, ... [Leggi tutto]
[Dignano nei giorni dell’esodo] era sempre brutta: imposte chiuse, poca gente che girava per la ... [Leggi tutto]
Dignano è stata distrutta, perché è un paese che sono andati via quasi tutti eh... Di 12.000 ... [Leggi tutto]
[Da Dignano sono partiti] quasi tutti. Quasi tutti perché diciamo che qualche vecchio è rimasto. ... [Leggi tutto]
Dignano è vicino a Pola, e Pola è quella che ha dato l’esodo più grosso. Dignano era subito lì ... [Leggi tutto]
Vedevo che non avevo più i vicini di casa, le amichette che venivano a scuola con me che sono ... [Leggi tutto]
Eh [da Dignano sono andati via] tanti, si, si. Specialmente con l’ultimo esodo. Che c’era la nave a ... [Leggi tutto]

Profughi da Orsera

Io posso parlare per Orsera, anche perché io ho dei raffronti all’oggi. Però il fenomeno varia, ha ... [Leggi tutto]

Profughi da Pola

C’erano tutti sti carri trainati da buoi e da cavalli, qualche camion... Prima di tutto io mi ... [Leggi tutto]
Pola si stava svuotando, per forza. Ma vuota [non lo era] neanche tanto, cominciava appena, anche ... [Leggi tutto]
[Pola] si svuotava, altroché ! Andavi a Pola e vedevi per le strade tutti sti carretti a mano con ... [Leggi tutto]
[Pola] era vuota, e gli slavi, hanno occupato subito tutti questi alloggi che si ... [Leggi tutto]
[A Pola c’era] tristezza, tanta tristezza: come si fa a non essere tristi? Vedevi gente che ... [Leggi tutto]
Siamo partiti a gennaio del 1947 e a Pola vedevi gente che andava e veniva senza sapere il perché . ... [Leggi tutto]
Si andava via da Pola, e i vecchietti baciavano la terra, c’era da piangere! Una tristezza enorme. ... [Leggi tutto]
[Pola era una città] che si svuotava e di caos, e c’era addirittura qualcuno che rompeva la roba ... [Leggi tutto]
Guarda, io mi ricordo... Io avevo una mia simpatia, una ragazzina, che tra l’altro non mi ricordo ... [Leggi tutto]
C’era tanta neve, e il Toscana faceva tre viaggi alla settimana fino ad Ancona o Venezia o dove ... [Leggi tutto]
Lei vedeva le case, non trovava più gente per la strada, e cioè [Pola] si stava svuotando. Vedevi ... [Leggi tutto]
Tremendo, [era] tremendo. Intanto i miei amici son scomparsi quasi tutti, chi con la famiglia, chi ... [Leggi tutto]

Profughi da Rovigno

Parto da Rovigno nel 1948. C’era il treno, son partita di notte e ho fatto notte e giorno nel ... [Leggi tutto]
L’esodo... Da tirarsi i capelli! Cosa vuole che le descriva? Era un dispiacere grosso, perché chi ... [Leggi tutto]
Mi ricordo la gente che preparava i cassoni, si andava via. Mi ricordo che oramai era già una ... [Leggi tutto]

Profughi da Valle d’Istria

Quando questa gente partiva, nel ’49, io avevo undici anni, mi rattristava questa cosa, perché ... [Leggi tutto]
[Valle] certo che si svuotava, sono andati via tutti, la maggior parte. Non è che ne son rimasti ... [Leggi tutto]
Eh si, eh [Valle si è svuotata]! Chi poi ha avuto il coraggio di andare ancora di lì, dopo, diceva ... [Leggi tutto]
Da Valle siamo andati via forse in 2.000 su 2.500. [La gente andava via] ogni giorno, piano, piano, ... [Leggi tutto]
[A Valle] tutti son venuti via, per quel motivo lì, perché loro non erano più a casa ... [Leggi tutto]
[Valle] si è svuotata tanto nel ’49, nel ’48-49, ma il ’49 è stato proprio il culmine dell’esodo. ... [Leggi tutto]

Profughi da Visignano

[A Visignano nei giorni dell’esodo] c'erano lacrime: chi partiva piangeva, chi restava piangeva ... [Leggi tutto]

Immagini

Riferimenti archivistici

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